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GP2
GIACOMO RICCI
Marco Cortesi
Dopo una carriera di alto livello con le ruo-
te scoperte, Giacomo Ricci è stato chiama-
to a sorpresa dal team Trident Racing per
ricoprire il ruolo di Team Manager in GP2
e GP3. Poche gare dopo il debutto, è arri-
vato il primo grande successo dopo un lun-
go digiuno. Ricci, che aveva visto la propria
carriera da pilota ad alto livello arenarsi
proprio all’indomani del successo in GP2
Series nel 2011, è tornato nella categoria
per vincere, anche se non ha ancora appe-
so il casco al chiodo.
Com’è iniziata questa nuova avven-
tura?
“Avevo cominciato a ricoprire questo ruo-
lo un po’ per gioco lo scorso anno al team
MLR71 in Auto GP. Poi all’inizio del 2014,
quando la stagione stava per iniziare, è arri-
vata la chiamata di Maurizio Salvadori che
mi ha offerto di diventare il TeamManager
del team Trident, e che ringrazio per aver-
mi dato questa opportunità”.
Cosa è cambiato per te passando dal-
l’abitacolo al muretto?
“E’ diverso dal fare il pilota ed è diverso
anche lo stress. Facendo il pilota sei super-
stressato, ma per poco tempo. Sai di esse-
re la punta di diamante e sei tu a fare la par-
te finale del lavoro di tutta la squadra, dal-
la partenza, al tenere le gomme in buono
stato, a motivare la squadra fino al fermar-
ti nel punto giusto al pit-stop. Attorno al
pilota ho scoperto tante cose che prima non
vedevo. A partire dagli orari di lavoro che
non esistono: si sta in pista fino a quando
serve”.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi
della tua nuova posizione?
“Per certi versi mi trovo avvantaggiato.
Avendo corso per anni ad altissimo livello,
so come pensa un pilota e di cosa ha biso-
gno, anche le piccole cose come il grip sul
volante o altri dettagli che lo rendono più
motivato. Anche lo stesso modo di parlare
e spiegare le cose. Poi ci sono aspetti che
devo imparare. L’età può essere un ostaco-
lo, perché sono giovanissimo, e trovando-
mi a comandare persone a volte con più
anni di a volte il salto si sente. Comunque,
cerco sempre di motivare e coinvolgere tut-
ti, e anche se io stesso sono stravolto, ten-
go duro perché so che sono il primo a non
dover mai mollare”.
Che tipo di Team Manager sei?
“Sono sempre stato molto motivato e meto-
dico, e cercodi trasmetterequestomiomodo
di lavorare. In questo senso sono più di un
Team Manager, entro in aspetti quali il set-
up e la gestione della qualifica, in particola-
re in GP2 dove la gomma è particolare, con
un picco di performance enorme seguito da
un rapido decadimento. Basti dire che
durante la qualifica non sono mai al muret-
to, ma in qualche punto alto della pista per-
ché così posso aiutare i piloti a non trovare
traffico tra gente che sta spingendo e altra
che rallenta. Sai com’è, il monitor dei tempi
ha un certo ritardo, e bastano anche pochi
secondi di scarto per rovinare un giro”.
Molti ti indicano come l’artefice del-
la vittoria di Cecotto a Barcellona, è
andata così?
“La strategia è stata scelta da tutta la squa-
dra nel suo complesso. Partendo dalla posi-
zione in cui era, non c’era molto altro da
fare, ma bisogna anche dire che il tempi-
smo della safety-car è stato perfetto per
noi: se fosse entrata prima ci saremmo
dovuti fermare, e con le gomme soft Cecot-
to non sarebbe riuscito a completare lo
stint finale a quel ritmo. Comunque, anche
i piloti devono essere coinvolti nelle strate-
gie e convinti delle scelte fatte, perché sono
loro che devono metterle in atto. Non mi
sogno nemmeno di insegnare a Johnny
Cecotto o Sergio Canamasas”,
Però avrai qualche vantaggio nella
comunicazione coi piloti durante la
gara…
“Posso aiutarli a trovare il ritmo giusto,
anche a confronto con gli avversari, perché
con queste gomme ci si può trovare ad ave-
re un ritmo più lento, ma essere comunque
più veloci degli altri. Uso l’esperienza da
pilota, ma anche quella da coach driver fat-
ta con gentleman e piloti professionisti.
Sempre per quanto riguarda le gomme mi
aiuta il fatto di essere stato il test-driver
della Pirelli, perché anche se le coperture
sono cambiate, si tratta di un progetto al
quale ho partecipato, e so di cosa sto par-
lando.
Che succederà ora? Non correrai più
o ti vedremo ancora in pista?
“Vorrei correre ancora e sto cercando una
buona opportunità, magari in GT. Certo, la
priorità al momento va al team Trident ed
il tempo dedicato alla ricerca di un posto al
volante si è ridotto parecchio… comunque,
continuo ad allenarmi e tenermi in forma,
nell’ottica di tornare alla guida da qualche
parte”.
DAL VOLANTE
AL MURETTO
E’ stato uno dei piloti italiani che ha corso in più categorie, ora è il team manager
della Trident e si è trovato subito vincente grazie al successo ottenuto da
Cecotto nella prima gara di Montmelò. Scopriamo come è cambiata la vita,
e il lavoro, del neo direttore della squadra di Salvadori
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