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WTCC
JOSÉ MARIA LOPEZ
Dario Sala
In molti lo hanno descritto come la sorpresa
di questo inizio campionato. Chi lo segue da
un po' invece, ci vede solo una ulteriore con-
ferma delle sue grandi doti velocistiche. José
MariaLopez nelWTCCsta continuando a fare
quello che faceva con la Cramnella F.Renault
2000 italiana, con laDams nellaF.Renault V6
e nella GP2 e nel Turismo argentino. Ovvero
andare forte e vincere. Nei radar degli appas-
sionati italiani ed europei, il ragazzo di Cordo-
ba ha mandato il suo segnale nel 2002 e poi
negli anni a venire (vestendo i colori ufficiali
della Renault) sembrava fosse un predestina-
to alla F.1, avvicinata solo come tester per il
teamfrancese. Invece la carriera agonistica ha
presentato dei conti inaspettati e “Pechito” ha
dovuto ingoiare bocconi amari che piano pia-
no lo hanno fatto sparire dagli schermi. Di lui
arrivavano poche sporadiche notizie dall'Ar-
gentina. Finché proprio nel suo Paese natale
ha ripreso a vincere, ha ritrovato lemotivazio-
ni ed è tornato in Europa con un programma
ufficiale che lo ha di nuovo posto all'attenzio-
nedi tutti imedia.Unviaggioparticolare il suo
che abbiamo voluto ripercorrere assieme.
Dopo le vittorie che avevi ottenuto in
ItaliaeinEuropanellaRenault2.0eV6,
tutti si aspettavano che questo accades-
se anche nella F.3000 Internazionale e
successivamente della GP2. Cosa è suc-
cesso invece?
“DopolavittorianellaF.RenaultV6feciuntest
con la F.3000 della Arden. C'era anche Vitan-
tonio Liuzzi con me. Andai molto bene tanto
che risultai il più veloce di circa mezzo secon-
do. Ero convinto di correre per loro, ma
Renault decise che avrei dovuto farlo con la
CMS, gestita tecnicamente da Enzo Coloni. E'
stato un anno difficile anche se nei test erava-
mo andati molto bene. Forse mi fidai troppo
dei tempi realizzati in inverno tanto che pen-
sai che avrei vinto anche in quella categoria.
Invece, le cose non andarono così. Di sicuro la
macchina non era al cento per cento, ma nel-
la mia testa pensavo che il problema fossi io.
Così mi sono messo a spingere più del dovuto
con il risultato di distruggere qualchemacchi-
na. Ero convinto di finire fra i primi tre del
campionato e vincere qualche gara, ma così
non fu”.
Poi è arrivata la GP2, ma anche in que-
sto caso le cose non sono andate come
previsto.
“Il primo anno lo feci con la DAMS. All'inizio
eravamocompetitivi,mapoi abbiamoperso la
strada ed ho commesso anche qualche errore.
Sono convinto che con una ART sarebbe sta-
to diverso, ma è andata così. L'anno successi-
vo sapevo che avrei dovuto vincere il campio-
nato per rimanere in quel mondo e sperare
ancora nella F.1. Ho fatto i test invernali con
la ART risultando più veloce di sei decimi di
Nelsinho Piquet. Ancora una volta però,
Renault decise di dirottarmi da un'altra parte
e così finii alla Super Nova. E' andata male.
Sapevodinonesserecompetitivoealloraspin-
gevo forte e commettevo errori. Però è inutile
nascondersi. Un giovane se vuole arrivare alla
F.1 deve vincere e in fretta e così io facevo di
tutto per arrivare a questo obiettivo. Ho sba-
gliato tanto, ma sono anche convinto di non
essere stato nei top team”.
Potessi tornare indietrocosacambiere-
sti?
“Probabilmente il mio approccio. Magari mi
fermerei un attimo di più a pensare prima di
agire. In due anni ho vinto tutto tra 2.0 litri e
V6 e così mi ero creato una mentalità che non
ammetteva altro che la vittoria. Così quando
non vinci pensi che ci sia qualcosa di sbaglia-
to.All'epocapensavocheunamacchinapotes-
se andare forte solo perché io andavo forte.
Invecelafaccendaèpiùcomplessa.C'èdimez-
zo un team con il quale decidere assetti e stra-
tegie ed insieme si arriva al risultato. Quindi
non tutto poteva dipendere da me”.
Aquel punto arrivò la fine del rapporto
con Renault.
“Si, il rapporto con la RDD terminò e per me
iniziò un periodo davvero duro perché non
avendoappoggi economici, sapevo cheperme
sarebbe diventato complicato restare inEuro-
pa. Mi chiamò la AF Corse per un test a Fiora-
no con la vetturaGTe andòmoltobene. Quin-
di venni invitato a Sebring. Fui veloce anche
se la macchina accusò problemi tecnici. Vide-
ro però che ci sapevo fare eRisimi chiamo per
St. Petersbourg. In quell'occasione però, com-
misi un grosso errore. Distrussi la macchina
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