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in prova così non poterono disputare la corsa.
Non mi chiamarono più. Lo capisco, ma ero
solo alla mia seconda corsa in GT e sono con-
vinto che anche loro hanno perso una bella
opportunità perché poi sono cresciuto molto
su quel genere di vetture”.
A questo punto sei dovuto tornare in
Argentina. Cosa che a posteriori è stata
giusta visto che il tuo Paese ti ha rilan-
ciato.
“Un periodo durissimo. Mi fermai sei mesi e
non volevo più correre. Ero senza motivazio-
ni. Poi, unmio amico, Victor Rosso, che gesti-
va le Honda ufficiali, ha fatto di tutto per far-
mi tornare. Mi ha preparato una macchina
semi ufficiale e alla seconda corsa ero già in
pole. Ho vinto la sesta gara e alla settima ave-
vo la macchina ufficiale. Ho ripreso a vincere
gare e campionati.Ho ritrovato fiducia emoti-
vazioni nelle corse. Cosa che era sparita. Il
livello di teame piloti èmolto alto e questomi
ha permesso di crescere moltissimo. L'Argen-
tina mi ha aiutato molto in questo. Non è sta-
to un passo indietro. Le cose sono tornate ad
andarebene anche se iovolevo comunque tor-
nare in Europa e non appena se ne presenta-
va l'occasione correvo in gare internazionali”.
Ed è così che è nata l'opportunità del
WTCC.
“Esatto.Appenaavevoun'occasionecercavodi
prenderla subito. Quando la Wiechers ha fat-
to sapere che cercava un pilota non ci ho pen-
sato due volte e sono andato”.
Prima però c'è stata la parentesi, brut-
ta, della USF1. Come è andata?
“Il 2009 per me è stato un anno fantastico.
Vincevo ogni gara e sono stato il primo pilota
a poter lottare per i tre titoli dei campionati
Turismo in Argentina. Ne ho vinti due. Que-
sto probabilmente ha risvegliato l'interesse
della gente che si chiedeva perché non potes-
si provare ancora con la F.1. In molti hanno
spinto per me ed è arrivata l’opportunità con
questo team americano che, secondo me, in
realtà non è mai esistito. Sono andato a Char-
lotte e nella sede c'era qualcosa…Pensavo fos-
sero agli inizi e che fosse normale una sede
semivuota, invece secondo me già sapevano
che non ce l'avrebbero fatta. Ci hanno fatto fir-
mare i contratti, versare il dieci per cento e sia-
mo anche andati dalla presidente dell'Argen-
tina per dare credito all'iniziativa. Ovviamen-
te non se ne fece nulla. Sparirono molti soldi.
La cosa che mi fece più male fu che che qual-
cuno disse che io sapevo che si trattava di un
bluff e che il tutto era stato fatto per intascar-
si i soldi. Non è vero. Ero giovane e certe cose
davvero non le vedevo. Ero concentrato nella
preparazione. Non pensavo ad altro che tor-
nare in forma per la F.1 e non mi sono accor-
todi cosastavaaccadendo.Unaltrobruttocol-
po insomma”.
E quindi, ancora l'Argentina.
“E ancora depresso. Ho dovuto ricominciare
tutto dall’inizio. Sono tornato a vincere e a
ritrovare me stesso. Fino all'arrivo del WTCC
nel 2013, nella gara di casa. Ho preso al volo
l'occasione del team privato Wiechers. Il mio
obiettivo era fare meglio delle altre BMW.
Sapevo che lamacchinanonpoteva lottareper
vittoria. Nonmi sonomesso pressione, poi ho
visto che riuscivo a tenere il passo dei più
esperti. Abbiamo lavoratomolto bene,miglio-
rando sempre più la macchina. In gara uno
sono arrivato quarto e poi ho vinto gara due.
Non me lo aspettavo, ma in quel fine settima-
na tutto è girato a meraviglia e le cose sono
cambiate”.
In quel frangente è nata l'opportunità
Citroen?
“François Ribeiro ci disse che c'era una possi-
bilitàcon laCitroenedhaspintomoltoperme.
Loromi hanno contattato e invitato adun test.
Ci sono andato sapendo che avrei dovuto fare
bene e così è stato. Mi hanno detto di aspetta-
reunalororisposta,manelfrattemponedove-
vo alcune ai team in Argentina. Ho quindi
rinunciato a correre nelmioPaese e adun cer-
topuntohopensatosareirimastoapiedi.Inol-
tre,inunpaioditestconlaCitroen,c'eraanche
Robert Kubica. Pensavo cheme la sarei gioca-
ta con lui. Ero un po' teso. Poi a dicembre mi
hanno confermato e tutto è ripartito”.
Ed ora sei in testa al mondiale. Te lo
aspettavi?
“Sapevocheavrei potuto farbene. Sul girosec-
co sapevo già di essere veloce, ma non avevo
grandi riferimenti sulle gare. Inoltre, avete
presente chi sono i miei compagni di squadra.
Il re del Turismo ed il re dei Rally. Gente con
una preparazione incredibile. Girando tanto
nei test e con la simulazione sono riuscito a
miglioraremolto questo aspetto ed ora ne rac-
colgo i frutti. Comunque non immaginavo di
essere al comando del mondiale ”.
Come sei stato accolto alla Citroen.
Macchina francese, piloti che sono leg-
gende anch'essi francesi. Come è l'am-
biente?
“Molto bene e non lo dico perché sono sotto
contratto con loro. Ovvio, Yvan e Sébastien
sono delle star e sono francesi, ma lavorando
con umiltà e con rispetto mi hanno accettato.
Hanno visto che sono una persona seria e pro-
fessionale che ha voluto inserirsi in squadra
senza forzare nulla. In più ho molto rispetto
per tutti e due. Muller ha vinto tutte le catego-
rie che ha frequentato e Seb lo sapete tutti chi
è. Poi, sono di Cordoba, per noi il rally è qua-
si una religione ed io da bambino sognavo
quando passava Loeb. Capite quindi cosa
significa averli in squadra. Adesso ci frequen-
tiamo e nel team ascoltano molto i miei sug-
gerimenti su come migliorare la macchina.
Ovviamente tutti quanti sappiamo che le
ragioni della Citroen vengono prima di tutto e
questo per un pilota professionisti deve esse-
re ben chiaro”.
La domanda d'obbligo a questo punto
diventa quella sul mondiale. Ci pensi?
Comincia a diventare un'idea fattibile?
“Se un pilota ti dice che non vuole vincere, ti
racconta una balla. Chiaro però che adesso
non ci penso. Vado avanti gara per gara cer-
cando di fare il cento per cento in ogni occa-
sione. Poi sedevearrivare, arriverà.Mahosof-
ferto troppo in passato. Non mi faccio illusio-
ni su nulla. Vado avanti con la massima con-
centrazione. Vedremo nei prossimi mesi. Per
ora non posso lamentarmi dellamia stagione,
ma è realmente troppo presto per fare questi
pensieri”.
Lopez in GP2
con Super Nova
nel 2006
Lopez con Boullier, attuale team principal McLaren,
quando erano entrambi alla Dams GP2 nel 2005