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Filippo Zanier
"Guidare a Monaco è come andare in bicicletta in
salotto", usava dire Nelson Piquet per spiegare in
poche parole quanto sia difficile portare al limite una
F.1 tra i guardrail di Monte Carlo. Se ti chiami Nico
Rosberg e a Monaco vivi fin dalla più tenera età,
però, le strade del Principato sono davvero il tuo
salotto di casa e allora il discorso cambia. Conosci
ogni palmo del tracciato, ogni buca, ogni dosso tra-
ditore, e in quel salotto potresti guidare anche una
moto di grossa cilindrata senza buttare giù nemme-
no un soprammobile. E così capita che, per il secon-
do anno consecutivo dopo il già bellissimo successo
del 2013, ti porti a casa la vittoria nell'appuntamen-
to più prestigioso dell'anno, sfruttando il weekend di
casa al massimo per rilanciare pesantemente le tue
ambizioni di campionato e rimettere in discussione
gli equilibri all'interno del team.
ROSBERG CINICO
PERFETTO, SPIETATO
Eh sì, perché al di là della polemica che ha infuriato
dopo la qualifica, di cui vi daremo ampiamente con-
to tra qualche riga, non c'è nulla da fare se non inchi-
narsi per il modo in cui Rosberg ha interpretato i
momenti chiave del fine settimana. Veloce, cinico e
(forse) spietato nella sessione cronometrata del
sabato, velocissimo e scevro dal minimo errore nel-
la gara di domenica. Hamilton, che pure era decisis-
simo a farla pagare al compagno-rivale dopo il sup-
posto sgarbo del giorno precedente, ha provato a
pressarlo da vicino per più di metà gara, non per-
mettendo al tedesco di scappare e contenendo il
distacco entro il secondo, ma Nico ha risposto con
una prestazione monstre, perfetta anche in momen-
ti delicati come le due ripartenze dopo i periodi di
safety-car. Migliore di Hamilton, specialmente in
uscita di curva, come se avesse un vantaggio in fase
di trazione, Rosberg non ha dato al britannico una
sola occasione per tentare davvero un attacco, legit-
timando alla grande la pole ottenuta in qualifica e
interrompendo la striscia vincente di Lewis, che
dopo il quarto successo di fila ottenuto a Barcellona
sembrava lanciato come un treno in corsa. Monte
Carlo invece, ha rappresentato per lui una brutta
battuta d'arresto, non tanto per i sette punti persi sul
compagno di squadra, ma piuttosto per come è riu-
scito a disperdere in un solo fine settimana l'imma-
gine di forza, quasi strapotere, che lo aveva accom-
pagnato negli ultimi due mesi. Nel bilancio fra la
gestione della polemica emersa sabato e la presta-
zione in gara, Hamilton esce doppiamente sconfitto,
sia in pista che nella guerra psicologica ingaggiata
con Rosberg.
COME È NATA
LA POLEMICA
Ma da cosa nasce la polemica che ha infiammato gli
ultimi due giorni del fine settimana monegasco?
Molto semplice: quando manca circa un minuto alla
fine della Q3, Rosberg è in pole con un velocissimo
1'15"989, seguito da Hamilton a circa cinque cente-
simi. A entrambi rimane un giro per tentare di
migliorarsi, con il tedesco che a livello di posiziona-
mento in pista è qualche curva davanti al compagno
di squadra. Nico commette un errore tra Massenet e
il Casinò e a seguito di questo, forse nella foga di
recuperare il tempo perso, ritarda eccessivamente la
frenata per la destra del Mirabeau e finisce lungo,
nella via di fuga. La conseguenza non può che esse-
re una bandiera gialla che costringe Hamilton ad
abortire il proprio tentativo, consegnando a Rosberg
la pole sul piatto d'argento. Ad evocare i fantasmi
della qualifica 2006, quando Michael Schumacher
fu giudicato colpevole di aver parcheggiato la sua
Ferrari alla Rascasse volontariamente, basta un atti-
mo ed Hamilton quando scende dalla vettura è deci-
samente furioso. Occhiali scuri, non guarda Rosberg
né gli stringe la mano, e in conferenza stampa resta
praticamente muto. I dubbi che ha l'inglese sono ini-
zialmente condivisi dalla FIA, ma dopo aver analiz-
zato le immagini e i dati forniti dalla Mercedes la
Federazione scagiona Rosberg, per Charlie Whiting
si tratta semplicemente di un errore. Peccato che
Hamilton non ne sia affatto convinto, e che con la
stampa inizi a parlare di vendetta, evocando imma-
gini della lotta Senna-Prost. Immagini in cui lui,
ovviamente, si vede nella parte del pilota brasiliano.
Ancora non si percepisce appieno, ma è l'inizio di un
vero e proprio crollo psicologico.
LAUDA SENZA
PELI SULLA LINGUA
Ma Rosberg l'ha davvero fatto apposta? Solo lui può
saperlo. Molti dei suoi colleghi parlano di reazioni
coerenti con una frenata ritardata in cui il posterio-
re si scompone mentre altri, tra cui Felipe Massa è
stato l'unico a scoprirsi pubblicamente, parlano di
movimenti del volante strani e indecifrabili. Se c'è
crimine è il delitto perfetto, riuscito molto meglio di
quello che vide protagonista Schumacher otto sta-
gioni fa. In ogni caso, a tagliare la testa al toro ci pen-
sa Niki Lauda nel dopo gara: un uomo non proprio
libero da coinvolgimenti nella faccenda, visto che del
team Mercedes è Presidente (non esecutivo), Lauda
non è interessato alla verità, semplicemente dà la
propria benedizione alla manovra di Nico, anche se
fosse stata frutto di una furbata volontaria: "Devi
essere un bastardo se vuoi vincere in F.1 - ha detto
il tre volte iridato - non ci sono dubbi. Non puoi vin-
cere comportandoti da bravo ragazzo. Ditemi una
sola 'verginella' tra i piloti della F.1 odierna. Voglia-
mo iniziare parlando di Alonso?". Una dichiarazio-
ne chiara, che in pratica suggerisce ad Hamilton di
mettersi alle spalle l'accaduto e tornare a guidare
come sa. Anche perché, stando a quando riferisce
sempre il buonNiki, Lewis non è senza peccato, anzi:
"Nico ha detto di aver frenato troppo tardi e ha chie-
sto scusa, noi abbiamo accettato la sua spiegazione.
Anche Lewis - ha rivelato Lauda alla BBC - ha fatto
qualcosa di poco corretto a Barcellona, in quel caso
a chiedere scusa è stato lui e le sue scuse sono state
accettate. Oggi toccherebbe a lui accettare le spiega-
zioni altrui".
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