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Marco Cortesi
Un sesto posto ad Indianapolis, un ritiro a
Charlotte. Questo il bilancio di Kurt Busch
nel suo tentativo di “doppietta” tra Indy
500 e Coca-Cola 600. Un risultato che sicu-
ramente il pilota di Las Vegas non avrà
apprezzato, dato che non è riuscito nemme-
no a completare tutte e 1100 le miglia a
disposizione. L’avventura, nata quasi per
scherzo in un periodo in cui Busch veniva
considerato un reietto della NASCAR, ha
però stupito per la voglia e le capacità del
“fuorilegge”, come viene chiamato nel
mondo delle Stock Car.
Nonostante ormai sia tornato in un top-
team, quello di Tony Stewart, Busch non ha
mollato l’osso, cercando personalmente di
imbastire l’operazione a livello finanziario
edaccasandosi con il teamAndretti, cioèuno
dei pochi ad avere a disposizione una piatta-
forma di marketing per questo tipo di ope-
razioni. Trovato lo sponsor, Busch si è but-
tato a capofitto nel progetto trovando la
disponibilità del proprio Team Manager.
Non poteva cascare meglio, dato che Tony
Stewart è stato l’unico a riuscire nell’impre-
sa di terminare entrambe le gare nello stes-
so giorno, e ha dato piena disponibilità al
proprio pilota, offrendosi di accompagnarlo
con il proprio aereo. Busch, che aveva già
provato la vettura di Ryan Hunter-Reay, si è
trovato a fare i conti con un programma tira-
tissimo e, dopo aver passato brillantemente
il rookie-test, è sempre rimasto nelle posi-
zioni che contano: un risultato senza prece-
denti per uno alla prima gara con le ruote
scoperte. Dodicesimo nelle prime libere, poi
èquasi sempre stato in top-10. Enonèbasta-
to un gran botto a fermarlo, anzi. Nel suo
controllo sul filo dei 370 orari che ha corret-
to l’angolo di impatto e che l’ha quasi salva-
to, tutti hanno visto chiaramente il suo stre-
pitoso talento. E per uno abituato a correre
a pochi millimetri da altre 43 vetture anche
il “lato gara” è stato altrettanto positivo.
Sicuro e preciso, Busch non ha commesso il
minimo errore, chiudendo sesto. Miglior
rookie della corsa. Un risultato atteso da chi
lo conosceva, assolutamente sorprendente
per tutti gli altri. Peccato per la rottura del
motore, poche ore dopo, al Charlotte Motor
Speedway. Ma ci sarà tempo per riprovare.
Inoltre, l’impresa di Indy ha messo un’ulte-
riore pietra nella costruzione del riscatto di
Busch. Quello che “si ha tanto talento, ma
non ha testa” ha mostrato di averne invece
molta. Per migliorare ci sarà tempo: magari
già nel 2015, riproverà per vincere. Alla fine,
l’IndyCar “ha quattro ruote e un volante…”
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