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Guido Rancati
Per celebrare il titolo appena vinto, un vaf-
fa. Luca Pedersoli arriva al sesto e ultimo
controllo-stop del Trofeo Aci Como, si fer-
ma davanti allo striscione piazzato dai suoi
tifosi, salta sul tetto della C4, alza le brac-
cia al cielo, poi con balzo felino torna con
i piedi per terra e, prima di rimettersi ai
comandi della vuerrecì con la Doppia Spi-
ga sul muso, scarica la tensione accumula-
ta in una giornata che deve essergli sem-
brata intermina-
bile con con
un vaffa.
Ci sta:
u n
rego-
lamento che non premia come si dovreb-
be chi vince lo ha costretto a giocarsi fino
all'ultimo un campionato che aveva domi-
nato imponendosi in tre delle prime cin-
que gare. E aveva tenuto in gioco Manuel
Sossella che gli era stato davanti solo al San
Martino di Castrozza, ma era ancora alla
ricerca della prima vittoria stagionale.
Costretto a fare la formichina, il bresciano
ha affrontato con estrema cautela i due
passaggi sull'Alpe Grande, i due sulla val
Cavargna e i due sulla Sormano che han-
no chiuso le danze nel sabato comasco. Se
mi l'aveva avuta, ha messo da parte la
voglia di battersi con il vicentino, con Feli-
ce Re e Corrado Fontana, con Paolo Porro
e pure conMarco Silva che, al rientro dopo
una pausa lunga un paio d'anni, un po' di
ruggine addosso doveva pure averla.
“Più il tempo passava e più la fine pareva
allontanarsi”, osserva Pede a bocce ferme.
Lasciando intendere di non essersi affatto
divertito. Ma il fine, si sa, giustifica i mez-
zi. E il suo obiettivo era lo scudetto trico-
lore. Averlo centrato gli permette di archi-
viare senza rimpianti i tanti confronti per-
si nella partita conclusiva. Quello con Sos-
sella e quelli con gli altri protagonisti. Lo
zero nella casella delle prove speciali vinte
– quattro centri per Fontana, uno per Por-
ro e uno per Re – non pesa e pare non
disturbarlo. Del resto, di saper tenere giù
il piede l'aveva dimostrato nelle puntate
precedenti.