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Dario Sala
In molti lo hanno descritto come la sorpresa del cam-
pionato. Chi lo segue da un po' invece, in questo cam-
pionato del mondo WTCC conquistato al primo colpo
ci vede solo una ulteriore conferma delle sue grandi
doti velocistiche. Jose Maria Lopez ripercorre la sua
carriera, piuttosto tormentata, che lo ha visto sempre
tra i protagonisti nel mondo delle formule: “Dopo la
vittoria nella F.Renault V6 del 2003 feci un test con
la F.3000 della Arden. C'era anche Vitantonio Liuzzi
con me. Andai molto bene tanto che risultai più velo-
ce di circa mezzo secondo. Ero convinto di correre per
loro, ma Renault decise che avrei dovuto farlo con la
CMS, gestita tecnicamente da Enzo Coloni. E' stato un
anno difficile anche se nei test eravamo andati mol-
to bene. Forse mi fidai troppo dei tempi realizzati
in inverno tanto che pensai che avrei vinto anche
in quella categoria. Invece, le cose non andarono
così. Di sicuro la macchina non era al cento per
cento, ma nella mia testa ritenevo che il proble-
ma fossi io. Così mi sono messo a spingere più
del dovuto con il risultato di distruggere qual-
che macchina. Ero convinto di finire fra i pri-
mi tre del campionato e vincere qualche gara,
ma così non fu”.
Poi è arrivata la GP2, ma anche in que-
sto caso le cose non sono andate come
previsto…
“Il primo anno lo feci con la DAMS. All'inizio era-
vamo competitivi, poi abbiamo perso la strada ed
ho commesso anche qualche errore. Sono convin-
to che con una ART sarebbe stato diverso, ma è
andata così. L'anno successivo sapevo che avrei
dovuto vincere il campionato per rimanere in quel
mondo e sperare ancora nella F.1. Ho fatto i test
invernali con la ART risultando più veloce di sei
decimi di Nelsinho Piquet. Ancora una volta però,
Renault decise di dirottarmi da un'altra parte e
così finii alla Super Nova. E' andata male. Sapevo
di non essere competitivo e allora spingevo forte e
commettevo errori. Però, è inutile nascondersi. Un
giovane se vuole arrivare in F.1 deve vincere e in fret-
ta e così facevo di tutto per arrivare a questo obietti-
vo. Ho sbagliato tanto, ma sono anche convinto di non
essere stato nei top team”.
Potessi tornare indietro cosa cambieresti?
“Probabilmente il mio approccio. Magari mi fermerei
un attimo di più a pensare prima di agire. In due anni
ho vinto tutto tra Renault 2.0 litri e Renault V6 e così
mi ero creato una mentalità che non ammetteva altro
che la vittoria. Così quando non vinci pensi che ci sia
qualcosa di sbagliato. All'epoca pensavo che una mac-
china potesse andare forte solo perché io andavo for-
te. Invece la faccenda è più complessa. C'è di mezzo
un team con il quale decidere assetti e strategie ed
insieme si arriva al risultato. Quindi non tutto poteva
dipendere da me”.