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Ferrari, salvaci tu. Salva tu lo sport italiano che sembra

sull'orlo della bancarotta. Nel calcio, dopo un secolo o

quasi di successi, siamo ormai diventati marginali. Con la

nazionale abbiamo toppato le ultime due edizioni dei

Mondiali, il campionato è povero di campioni e i club fati-

cano a farsi notare in Europa. Nel rugby continuiamo a

rimediare batoste terribili e non si vede all'orizzonte un

cambio di rotta. In compenso nello sci – dove un tempo

spadroneggiavamo e dove la concorrenza in fondo è limi-

tata – siamo riusciti a non beccare nemmeno una meda-

glia ai Mondiali del Colorado: 11esimi, in uno sport dove

le nazioni che contano sono quattro o cinque. Vogliamo

parlare del basket, dove non riusciamo nemmeno a qua-

lificarci a mondiali e Olimpiadi e respiriamo solo grazie

alle imprese isolate di Belinelli nella NBA? O della palla-

volo, altra tradizionale eccellenza nostrana in crisi? In

compenso nell'atletica siamo pressoché scomparsi. Ci

teniamo a galla nel nuoto e un po' – ma giusto un po' –

nella pallanuoto, nella scherma e soprattutto nel ciclismo

(Nibali, prega per noi), vinciamo qualcosetta nel tennis –

ma insomma è il sistema sportivo italiano in generale che

è in crisi. Resta la F.1, resta la Ferrari. Anche la Rossa non

vince da tanti, troppi anni e di piloti italiani nel Circus

non si vede nemmeno l'ombra, ma il nuovo corso di Mara-

nello ha acceso qualche speranza. Grazie a Vettel - che

vabbè, è tedesco, ma ama molto la Ferrari e l'Italia... - e

soprattutto grazie ad Arrivabene e Marchionne, che han-

no promesso il grande rilancio. La Fiat, anzi la FCA non

è più italiana, è vero, la Ferrari ancora sì, ed è quindi al

Cavallino, ultima speranza di un Paese sportivamente

ridotto ai minimi termini (almeno rispetto ad un passato

glorioso), che ci rivolgiamo alzando i nostri voti, le nostre

preci. Salvaci tu, Ferrari. Non tradirci ancora, almeno tu.

di Stefano Semeraro

FERRARI,

SALVACI TU