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FORMULA E

Gara a Miami

Dario Sala

Sembrava la solita gara noiosa. Nessun sussulto e nessun sor-

passo. Il circuito ricavato attorno all’America Airlines Arena, la

casa dei Miami Heat, pareva insomma non presentare punti di

sorpasso facili e puliti, tanto che la corsa sembrava una lenta

processione. Su di esso tutti avevano già puntato l’indice per-

ché, a causa di una tormenta della vigilia che ha impedito il

completamento di alcuni indispensabili lavori, il programma è

stato stravolto. Una sessione di prove libere accorciata e poi le

qualifiche. A tutto danno di chi a Miami vi debuttava. La prima

parte di gara ha confermato questi timori, ma quando tutti

ormai si stavano assopendo ecco la svolta. Il pit-stop è come se

ci avesse catapultato in una nuova realtà. A causa di errori di

gestione e consumi di batterie troppo elevati, l’ordine di gara

è stato stravolto e la seconda parte si è trasformata in una delle

corse più spettacolari della stagione con l’odine di arrivo deciso

solamente sotto la bandiera a scacchi.

Se Nicolas corre

come papà Alain

Dopo due pole position ed un incidente con Nick Heidfeld che

lo avevano reso impopolare, Nicolas Prost si è finalmente preso

la sua vendetta. Deluso in qualifica, dove si è visto strappare la

prima posizione da Jean-Eric Vergne e Nelson Piquet Jr, Prost

ha usato una delle armi che hanno reso suo padre una leg-

genda e cioè il saper aspettare che gli eventi gli andassero in-

contro. La cosa è puntualmente successa perché oltre a

navigare sempre nelle posizioni di testa, Prost ha gestito la

macchina nel migliore dei modi arrivando alle fasi finali della

gara con una percentuale di batteria migliore degli altri. In que-

sto modo ha potuto spingere per passare chi era in difficoltà e

difendersi dagli attacchi di un furibondo Scott Speed che alle

sue spalle voleva riscrivere la storia della categoria. Alla fine

ha avuto ragione Prost, che ora si trova anche al comando della

classifica generale e con tutte le intenzioni di restarci a lungo.

Speed and furious

il jolly di Andretti

Ma l’e-prix di Miami verrà ricordato anche e soprattutto per

quello che è riuscito a fare Speed. Chiamato dal Team Andretti

a sostituire il figlio di Michael, Marco, Speed ha ripagato la

squadra con un secondo posto sul quale nessuno avrebbe

scommesso alla vigilia. Non saliva su una monoposto dal 2007

e si è ritrovato ad imparare la macchina solamente in una ses-

sione di prove libere prima di essere catapultato in qualifica.

Anche per lui la prima parte di gara è stata anonima, ma nella

seconda si è scatenato. Uscito quinto dal pit-stop, ha subito

capito che c’era la possibilità di costruire qualcosa. Si è sbaraz-

zato di Vergne in preda a problemi di surriscaldamento e poi

si è messo dietro Lucas Di Grassi, anch’egli alle prese con pro-

blemi tecnici. Infine, è stato il turno di Daniel Abt e quindi si è

incollato agli scarichi di Prost. Gli ultimi due giri sono stati al

cardiopalma, con l’americano che dava l’impressione di poter

vincere questa gara anche in virtù di una percentuale di batte-

ria leggermente migliore di quella dell’avversario. I rischi da

prendere però, erano troppi e così il ragazzo che stupì l’Eu-

ropa un decennio fa approdando alla Toro Rosso F.1 nel 2006,

si è accontentato di un secondo posto che comunque fa già

parte degli highlights della serie.

Vergne e Bird

con rammarico

La lista dei delusi è piuttosto lunga, ma fa parte del normale

svolgimento di una campionato. Vergne ha fatto vedere di

avere un potenziale superiore agli altri e stava facendo il suo

dovere prima che problemi di surriscaldamento gli tarpassero

le ali. Sam Bird invece, ha sbagliato per un problema di comu-

nicazione con la squadra. Ha passato Vergne nel giro in cui

avrebbe dovuto rientrare ai box e così ha saltato l’ingresso. Il

giro supplementare a cui è stato costretto ha dovuto essere

effettuato ad andatura ridotta per la poca batteria a disposi-

zione e così ha perso una marea di tempo dando l’addio ai

sogni di gloria e perdendo terreno in campionato. Ne esce de-

luso anche Di Grassi. Il brasiliano non è mai stato fra i primi,

ma sul finire della gara, e con il suo solito passo regolare, aveva

riagguantato un insperato terzo posto che lo manteneva al co-

mando del campionato. Problemi di surriscaldamento lo hanno

però ricacciato indietro facendogli perdere punti preziosi. Male

anche Sébastien Buemi, mai in gara. Non è andata bene nep-

pure al debuttante Vitantonio Liuzzi. Oltre a non conoscere

macchina e campionato, il pescarese si è visto ridotto il tempo

di apprendistato. Eppure dopo una discreta qualifica, stava na-

vigando in zona punti prima di perdere posizioni e abbando-

nare ad un giro dalla fine. Peccato, perché i lampi di classe si

sono individuati. Il campionato adesso resta negli Stati Uniti

trasferendosi dalla Florida alla California, destinazione Log

Beach, prima della intrigante fase finale in Europa.