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FORMULA 1
Anteprima Shanghai
Stefano Semeraro
Il papà della nuova Ferrari finalmente vincente è un inglese che
non ha paura delle emozioni. Eppure è cresciuto nel Lincol-
nshire, è figlio di un ufficiale della Raf, e si è laureato (a Cam-
bridge) in ingegneria aerospaziale: tutti indizi che dovrebbero
portare ad un carattere freddo, analitico, iper razionale. In-
vece: «Domenica in Malesia volevo solo ballare, cantare e ab-
bracciare tutti quelli della squadra che avevano condiviso con
me quelle emozioni». Molto british al tavolo di lavoro, ma per
nulla ingessato fuori, James Allison, il direttore tecnico della
Rossa. Un mix che ricorda quel cocktail che di nome fa Vettel:
evidentemente per vincere a Maranello serve conciliare gli op-
posti.
Allison è l'uomo a cui tocca una responsabilità enorme, quella
di cancellare nel più breve tempo possibile anni di delusioni,
di inciampi, di scelte sbagliate o fuori tempo. Per qualcuno è
l'erede di Ross Brawn, ad altri ricorda – curriculum a parte –
Adrian Newey, cioé uno che come lui raramente sbaglia il
colpo. Per evitare di farlo nella scuderia più famosa del mondo
si è circondato di una squadra rinnovata, di un “muretto” che
sappia recitare come un'orchestra affiatatissima e motivata
davanti al gesto della sua bacchetta. Un'orchestra costruita
un po' dando fiducia alle “seconde linee”, un po' facendo
shopping nel paddock. Mattia Binotto, ad esempio, è cre-
sciuto all'ombra di Luca Marmorini, e quest'anno è riuscito a
ridurre più velocemente del previsto il distacco dalla power-
unit Mercedes, mentre il nuovo capo progettista, Simone
Resta, è stato a lungo il “secondo” di Nick Tombazis.
Alla Lotus – oltre che Allison – è stato pescato lo stratega spa-
gnolo Inaki Ruenda (che ha sostituito Neil Martin) mentre Ric-
cardo Adami, chiamato dopo il passaggio di Andrea Stella alla
McLaren, aveva già fatto da ingegnere di pista a Sebastian
Vettel ai tempi della Toro Rosso – è stato proprio il tedesco a