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volerlo in quel ruolo. Anche Kimi Raikkonen ha cambiato in-
gegnere di pista, al posto di Antonio Spagnuolo è arrivato
Dave Greenwood (estrazione Marussia), che ha da quest'anno
il difficile ruolo di “curare” il finlandese senza fargli perdere la
pazienza.
Un mosaico di storie e di destini a cui sovraintende appunto
Allison, che in realtà alla Ferrari era già stato: fra il 2000 e il
2004, quando ormai l'era formidabile di Schumacher (e di
Brawn) si stava esaurendo. «Me ne andai perché mia figlia
stava per iniziare alla medie e avrei dovuto rimanere per 11
anni in Italia», ha detto spiegando quell'addio che gli aveva
lasciato dentro il senso di una “incompiuta”. Oggi i figli sono
cresciuti, è tempo di riprendere in mano lo spartito: a inizio
Millennio si occupava di aerodinamica in pista, oggi è il perno
di una rivoluzione che però – gliene va dato merito – aveva
contribuito a iniziare Stefano Domenicali. Fui lui a volerlo for-
tissimamente a Maranello (dove è riapprodato a metà 2013),
strappandolo alla concorrenza di McLaren e Mercedes. A par-
lare per lui erano stati i successi alla Benetton (sempre con
Schumi, dal 1994) e la grande riuscita della Lotus (dove era di-
ventato dt nel 2009, quando la scuderia si chiamava ancora
Renault) con Raikkonen come punta anche senza poter con-
tare su budget faraonici. In F.1 Allison è arrivato nel 1991, fre-
sco di laurea, dopo aver spedito un curriculum a Giorgio
Ascanelli, allora alla Benetton. Un uomo vincente, che non a
caso ha superato indenne le “purghe” di Marchionne che
hanno fatto saltare una dopo l'altra le teste di Tombazis, Mar-
morini Domenicali e Mattiacci. La SF15-T è la prima creatura
nata interamente sotto la sua responsabilità: non l'ha proget-
tata lui ma ne ha verificato e approvato ogni passaggio. Pro-
prio come un direttore d'orchestra, il suo compito è guidare
l'orchestra, evitando stecche e ottenendo un suono perfetto,
pieno, originale. Per poi ballarci e cantarci sopra, possibil-
mente a squarciagola.