12
FORMULA 1
Anteprima Shanghai
Stefano Semeraro
Ci sono alchimie che funzionano, altre che fanno scoppiare
la provetta. Fare parte da tanto tempo di uno stesso 'com-
posto' indubbiamente però aiuta, e in fondo il segreto di
ogni team vincente è una alchimia più o meno segreta, una
formula in grado di far precipitare dalla parte giusta gli
eventi.
Maurizio Arrivabene – nomen omen, per il momento – è ar-
rivato nel team al momento giusto, ma in fondo della ferrari
faceva parte già da tanto tempo. Prima e per molti anni
come rappresentante dello sponsor del team, ora come
team principal. Della Rossa, Arrivabene conosce la storia e
le persone, quelle che contano tanto e quelle che (appa-
rentemente) contano meno, sicuramente si muove a suo
agio nell'atmosfera particolare della Scuderia. Per il suo
ruolo passato è sicuramente più abituato di chi lo ha prece-
duto, Stefano Domenicali e Marco Mattiacci, ad annusare
l'aria che tira non tanto all'interno, ma intorno al team. Nei
rapporti con i media infatti, Arrivabene è partito subito con
il piede giusto: comunicando, trasmettendo sensazioni,
usando magari una battuta per rompere il ghiaccio e il muro
di silenzio e di ufficialità che spesso avvolge un team con un
peso – politico e mediatico – così importante. «Mi aspetto
due vittorie, tre sarebbero un sogno, se ne vinciamo quat-
tro vado a piedi da Maranello a Sestola». Per carità, nulla di
epocale. Ma il tono è giusto. Dopo la disponibilità, l'umanità
vera ma un po' – come dire – timida, di Domenicali, e i si-
lenzi e lo sguardo cupo di Mattiacci, anche Arrivabene ha
rappresentato una rottura. Più emozioni, più dichiarazioni:
a uso della stampa, certo, e dei tifosi, ma in linea con le
aspettative sia dell'una sia degli altri. E soprattutto soste-
nute dai risultati, perché senza quelli anche il migliore dei
comunicatori alla lunga suona stonato.
Dopo qualche richiamo anche duro all'indomani di Mel-
bourne, dopo le battute a Sepang, poi sono arrivate anche
le lacrime. Quelle provocate da un sms che si è acceso sul
cellulare di Arrivabene dopo la vittoria di Vettel, e inviato da
Sabine Kehm, la manager di Schumi, che il GP della Male-
sia lo aveva guardato fianco a fianco di Michael e della mo-
glie Corinna in Svizzera. «Ho provato a rimanere freddo»,
ha raccontato Arrivabene alla Sport Bild, «ma quel messag-
gio mi ha commosso». Impossibile, per chi con Schumacher
ha condiviso tanti momenti, non sentire l'onda di mille ri-
cordi, rivivere certe sensazioni. «Mi era già capitato di sen-
tire una forte emozione quando mi ero accorto di quanto
simili siano Sebastian e Michael nel curare ogni dettaglio,
nel cercare ogni modo per motivare gli altri con critiche co-
struttive. Anche se i due hanno nature e personalità di-
verse».
I costruttori di macchine lo chiamano “family feeling”: la
sensazione di ritrovarsi davanti a qualcosa di conosciuto, di
familiare, di amico. Anche se molto, quasi tutto è cambiato
in Ferrari negli ultimi mesi, il segreto di una alchimia – per
ora – vincente sta anche in questo. Nella passione di Vettel,
nelle qualità di James Allison, uno che la Ferrari già l'aveva
assaggiata; nella lunga frequentazione di Arrivabene, una fi-
gura che nel paddock da tempo fa parte del quadro, della
storia della Rossa. Della famiglia. Per alimentarla serve che
i risultati continuino ad arrivare, certo, altrimenti anche il
quadretto più felice e roseo rischia di spaccarsi. Ma per ora
la Ferrari sembra davvero una famiglia felice.