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Stefano Semeraro
«Sono uno di voi». In tutte le grandi storie ci sono frasi
che contano. Che lasciano il segno. Sebastian Vettel ne ha
firmata una quando dopo la vittoria di Sepang è piombato
a Maranello per salutare tutti gli uomini della gestione
sportiva. La mattina passata al simulatore, poi l'ab-
braccio con la gente della Rossa, di cui Se-
bastian si sente parte. Prima come tifoso
poi come pilota. «Sono parte della squa-
dra – ha detto in italiano – e anche se
in pista sono solo, so che in realtà
non lo sono mai. Ho vinto tante
gare, ma farlo con la Ferrari è
molto speciale. Domenica ho
voluto festeggiare con i
meccanici per ringraziarli e
ora voglio ringraziare voi
per avermi dato una
bella macchina. Penso,
anzi so che avremo
altri bei momenti da
festeggiare». Vettel
è sempre stato un
tifoso della Ferrari,
fin da bambino, fin
da quando sognava
di pilotare un giorno
la macchina del suo
idolo Michael Schuma-
cher. Lo si sapeva da
tempo e lui non lo ha mai
nascosto, ma ora che Seb è
diventato un ferrarista a tutti
gli effetti, e soprattutto dopo che già alla prima gara ha
scritto un pezzetto di storia della Rossa, il legame è diven-
tato improvvisamente di ferro. Chi a Maranello vive e la-
vora da tempo ha subito avvertito che il ragazzo biondo
ha addosso una carica speciale, l'aura del campione. I raf-
fronti con Schumi si sprecano, e vanno benissimo perché
il passaporto è lo stesso, stessa la provenienza, la dedi-
zione quasi maniacale al mestiere di pilota. Identico, se
non ancora più marcato in Vettel, la passione per la Fer-
rari. Ma Vettel dopo questa vittoria forse ha iniziato a stac-
carsi di dosso l'etichetta di “Schumacher numero 2” che
qualcuno gli ha incollato addosso dal suo sbarco a Mara-
nello. Lui è Vettel numero 1, un talento certo simile ma
anche molto diverso da Michael. Lo dimostra anche la ve-
locità con cui ha voluto imparare (meglio, perfezionare) il
suo italiano, il desiderio di comunicare direttamente con
tutti. Schumacher era il pilota di Todt, di Brawn, di Mon-
tezemolo che lo portò a Maranello nonostante una diffi-
denza iniziale del popolo ferrarista.
Vettel è diventato subito il pilota di tutti, di Arrivabene e
di Marchionne come del meccanico, degli ingegneri come
degli appassionati. Merito suo, certo, e merito anche di
una vettura che sembra adattarglisi perfettamente. Nel
2014 alla Red Bull aveva sofferto l'introduzione del brake-
by-wire, l'impianto frenante elettronico che toglie peso e
sensibilità alla frenata, perche Seb è uno che in staccata
vuole sentire la vettura, non ama le emozioni da video-
game, cerca il contatto fisico. Con la SF15-T – anzi con
“Eva”, come ha ribattezzato la sua prima Rossa - ha tro-
vato subito il feeling. Con la Ferrari, intesa come sogno e
mito delle corse, lo aveva avuto da sempre. Con il team lo
ha rinsaldato con la visita a Maranello, dove in giubbino
rosso e jeans è sembrato davvero «uno di loro». Uno che
tifa Ferrari, prima ancora di guidarla.
“
Sono parte della squadra e anche se in pista sono solo,
so che in realtà non lo sono mai. Ho vinto tante gare,
ma farlo con la Ferrari è molto speciale. Domenica
ho voluto festeggiare con i meccanici per ringraziarli e ora
voglio ringraziare voi per avermi dato una bella macchina. Penso,
anzi so che avremo altri bei momenti da festeggiare
”
SEBASTIAN VETTEL A MARANELLO