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Nel GP di Monaco del 2006 esplode il caso Schumacher dopo che il tedesco
della Ferrari parcheggia la sua monoposto alla Rascasse impedendo ad Alonso
di migliorarsi. Michael viene punito e retrocesso ultimo tra le polemiche
Carlo Baffi
Sabato 27 maggio 2006. Mancano pochi secondi al termine delle
qualifiche del Gran Premio di Monaco, quando Michael Schuma-
cher procede spedito verso la curva della Rascasse. E’ un tor-
nante molto lento e stretto che immette sul rettilineo di
partenza. Il pilota della Ferrari detiene la pole provvisoria e cerca
di migliorarsi, per respingere l’ultimo assalto di Fernando
Alonso, che al volante della sua Renault sta facendo registrare
ottimi intertempi. Una volta entrato in curva, Schumi blocca le
ruote, esce di traiettoria e va dritto, arrestandosi a ridosso del
guard-rail, anzi sfiorandolo. Il tedesco muove le mani all’interno
dell’abitacolo e poi fa cenno ai commissari di aiutarlo a ripartire,
ma il motore della sua 248F1 s’è spento. Spuntano immediata-
mente le bandiere gialle, perché la Ferrari è ferma in traiettoria
ed in uscita da una curva cieca, quindi in una posizione perico-
losa. Nel frattempo transitano gli altri piloti che rallentano, anche
perché in regime di bandiere gialle è d’obbligo alzare il piede e
nessuno potrà così portare l’ultimo assalto al tempo di 1’13”898,
siglato sa Schumacher. E’ l’episodio che chiude di fatto la ses-
sione e consegna la pole al tedesco, mentre Alonso è secondo
con 1’13”962. Ai box del Cavallino i meccanici applaudono e
Willy Weber, manager del tedesco se la ride. Flavio Briatore in-
vece è furibondo.
La rabbia di Briatore
Le parole di Alonso
Il team boss della Renault, mostra tutto il suo disappunto scuo-
tendo il capo; sente infatti odore di furbata. In conferenza
stampa, se il “Kaiser” si mostra un po’sorpreso parlando di un
errore, Alonso che gli siede accanto, sfodera il suo self-control
dicendo che avrebbe realizzato la pole senza il problema di
Schumi:” Io ho una mia opinione – dice lo spagnolo – ma la tengo
per me”. Briatore invece è un fiume in piena e si sfoga accu-
sando apertamente il suo ex pilota: “Lo conosco, ha parcheg-
giato la macchina, Alonso era il più veloce e avrebbe fatto la
pole. Michael lo sapeva. Voleva la pole e poteva conquistarla
solo così. Schumacher ha qualche problema di testa”. Nel frat-
tempo, senza che i team facciano reclamo, la direzione gara con-
voca Schumi che si presenta accompagnato dal direttore
sportivo Stefano Domenicali. Ad ascoltare l’imputato sono l’in-
glese Tony Scott Andrews, lo spagnolo Joacquin Verdegay ed il
monegasco Christian Calmes. Il ferrarista si difende:” Io cerco
di guidare non di buttare la macchina addosso ai muri. Stavo
spingendo al massimo e forse l'ho fatto un po' troppo. Avevo
avuto già dei problemi al tornantino e poi ancora alle Piscine, la
macchina era nervosa. Ma sapevo che potevo ancora migliorare
il tempo, che l'ultimo settore del circuito avrebbe potuto essere
decisivo. Così ho spinto, forse un po' troppo e ho sbagliato. Il
motore non si è spento subito, ho provato a innestare la retro,
ma c'è stata un'esitazione ed è finita lì”. E tornato nel paddock,
dove non sono mancati i fischi e qualche insulto in italiano, il fer-
rarista aggiunge: ”Ho la coscienza a posto, so ciò che ho fatto.
So anche che in questo mondo quando uno ha troppo successo
può trovare chi cerca di metterlo in difficoltà”. E conclude di-
cendo di non aver affatto temuto che Alonso gli strappasse la
pole: “In quel momento ero concentrato sul giro veloce e non su
quello che facevano gli altri. E lì non avevo comunicazioni radio”.
La sentenza dei commissari
Schumi, scelta intenzionale
Il passato del Kaiser, non è pero esente da episodi poco etici.
Riaffiorano i ricordi del titolo vinto ad Adelaide nel 1994 dopo la
collisione con Damon Hill, dello speronamento tre anni dopo a
Jerez contro Jacques Villeneuve; manovra che gli costò il titolo
e l’azzeramento dei punti in classifica. Un difficile compito quello
del collegio giudicante, che sa benissimo che il verdetto condi-
zionerà il Gran Premio e forse anche l’andamento del mondiale.
Così intorno alle 22,55, mentre Schumacher è già in hotel, arriva
la sentenza accolta dai media rimasti al circuito. Dopo un’accu-
rata visione dei filmati e la comparazione dei dati della teleme-
tria, Schumacher viene retrocesso dal primo all’ultimo posto.
Una punizione esemplare che viene così motivata il giorno suc-
cessivo dal giudice madrileno Verdegay: ”È stata una decisione
sofferta perché non potevamo sbagliare e mettere in gioco la
reputazione di un pilota. Non sappiamo se tutta la manovra sia
stata deliberata, ma è certo che alla Rascasse, Schumacher non
aveva mai fatto nulla del genere in tutto il fine settimana: ha fre-
nato con una intensità superiore del 50 per cento rispetto agli
altri giri. Quindi ha compiuto un controsterzo assolutamente non
necessario che è durato cinque metri, sino a quando non c'era
più la possibilità di percorrere correttamente la curva. Ha perso
il controllo della macchina quando viaggiava a 16 km/h! Una
fatto assolutamente ingiustificabile. E il motore si è spento per-
ché è stato lui a volerlo, perdendo il tempo necessario per tirare
la frizione.” Secondo Verdegay non regge nemmeno la giustifi-
cazione che l’imputato abbia rinunciato ad innestare la retromar-
cia perché c'era traffico. “Se Schumacher – prosegue il giudice
- avesse danneggiato la macchina avremmo probabilmente ar-
chiviato il caso come un errore. Invece "parcheggiare" in quel
modo, si fa solo intenzionalmente. Noi abbiamo quindi applicato
l'articolo 166 del regolamento sportivo: secondo cui, se un pi-
lota, commettendo un errore, pregiudica le prestazioni di altri pi-
loti, gli si possono cancellare tutti i tempi”.