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MOTO GP

Gara a Le Mans

Stefano Semeraro

Allora è ufficiale: Por Fuera è tornato. Una gara alla sua ma-

niera, sempre in testa, con un ritmo inarrivabile per tutti gli

altri. Marquez e Rossi compresi. Gli unici che davanti ai 93 mila

di Le Mans hanno provato a resistergli sono stati prima i due

della Ducati, Iannone e Dovizioso, poi soprattutto Valentino

Rossi, che alla fine ha chiuso secondo dopo una rimonta entu-

siasmante, mentre Marc Marquez, il Piccolo Diavolo ritornato

spiritello ora che la Yamaha sembra aver ritrovato la suprema-

zia tecnica, è finito solo quarto, rimediando anche qualche

sportellata e un po' di contusioni all'amor proprio. Pedrosa,

che rientrava dopo l'incidente, è caduto presto, un'altra gara

da dimenticare in un anno davvero tormentato e frustrante.

Dopo l'arrivo Jorge invece si è alzato sulla sua M1 e ha fatto il

gesto di scrutare l'orizzonte con grande fiducia. «Come mi

sento dopo una vittoria così? Come un capitano che vede l'ap-

prodo a terra – ha spiegato – all'inizio del Mondiale in molti di-

cevano che ero in crisi, ma era solo sfortuna. E ora diranno che

è Marquez ad essere in crisi, ma la verità è che chi ha talento

se la gioca ad ogni gara. Per quanto mi riguarda la moto è per-

fetta, io mi sento bene, e finalmente posso dimostrare quanto

valgo».

Tanto, ma non è una scoperta. In campionato Rossi è sempre

leader, ma il suo compagno di squadra si è fatto sotto, ora è ad

appena 15 punti di distacco. Come si diceva a inizio gara il suo

rivale più tenace, mentre Valentino era impegnato a risalire la

griglia e Marquez scivolava giù per colpa di una brutta par-

tenza, è stato soprattutto Dovizioso. La GP15 gli ha dato una

mano importante, quando il fattore determinante è diventato

l'usura delle gomme il “Dovi” però ha preferito non rischiare e

ha dovuto subire l'arrembaggio del Doctor.

Valentino ha scontato la scarsa vena nelle prove, che l'hanno co-

stretto a partire con l'handicap. «Colpa mia, ci ho messo tre giorni

per capire cosa non andava. Anche la mattina (settimo tempo nel

warm up, ndr) era stato un disastro, così ho deciso di azzardare. Mi

ero basato sull'assetto dello scorso anno, ma la M1 quest'anno è

molto diversa, non andava bene. Insieme con il team alla fine ab-

biamo azzeccato la “Mossa del Matto” e io sono stato bravo ad

adattarmi in fretta, anche se ho pagato il partire al buio». Alla prima

curva Rossi aveva già passato Crutchlow e Smith, al terzo giro ha

infilato due volte Marquez, alle prese con una Honda che invece

non va proprio, poi si è messo sulle tracce dei due della Ducati.

«Ero un missile, tagliavo sui cordoli, sentivo la M1 leggera e docile.

Il problema è che dopo tre curve Jorge aveva già tre secondi di

vantaggio... Era davvero impossibile prenderlo, troppo in forma

per tutti, ma fossi partito più avanti non avrei perso contatto. I pro-

blemi bisognerebbe risolverli prima, anche perché Galbusera (il

suo capomeccanico, ndr) ogni volta ci perde una settimana di vita».

Il buonumore del Doctor è sempre lì, e fra due settimane c'è il Mu-

gello, la pista che Valentino ama forse di più.

«Anche noi al Mugello contiamo di fare meglio», ha spiegato

Dovizioso, che ha sfruttato a Le Mans una nuova carenatura

della Rossa. «Ci abbiamo provato la settimana scorsa e poi ad

ogni gara siamo sempre più competitivi, ci mancano solo dei

dettagli per essere all'altezza delle giapponesi».

Quanto a coraggio ci siamo già, vista la sua bella gara e quella

eroica di Iannone, quinto dopo un grande duello con Marquez

nonostante la spalla lussata e imbottita di antidolorifici.

Per la Honda, invece, come si diceva, per ora è buio fitto. Oltre

a Pedrosa anche Crutchlow e Redding sono finiti per le terre,

Marquez ha rischiato. «Ogni volta che provavo a forzare ri-

schiavo di cadere», ha commentato infuriato. Con un Diavolo

per capello. Interessante, questo mondiale.