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Jacopo Rubino
14 maggio: a Londra si riunisce lo Strategy Group. Ancora una
volta si discute del futuro della Formula 1. Di come contrastare
i costi fuori controllo, restituendo linfa e stabilità alla griglia di
partenza. Così è tornata d’attualità l’idea delle monoposto
clienti. A Montecarlo è stato uno dei temi più caldi del wee-
kend, qualcosa oltre la solita suggestione a cui eravamo abi-
tuati. Se il progetto si trasformasse realtà, il più contento
sarebbe senza dubbio Bernie Ecclestone. L’84enne padre-pa-
drone del Circus da tempo è convinto che sia questa la solu-
zione immediata ad alcuni mali che stanno mettendo in
difficoltà il campionato: ad esempio, l’invasione dei piloti con la
valigia e la carenza di sponsor importanti, oggi spaventati dalle
cifre richieste per ottenere visibilità.
Wolff spinge forte
e parla di richieste
La prospettiva piace parecchio alle grandi squadre, proprio
quelle che siedono al tavolo del gruppo di lavoro. Ferrari, Mer-
cedes, McLaren e Red Bull, alle quali si è aggiunta la Williams,
sembrano pronte a spingere sull’acceleratore. Toto Wolff, boss
della compagine iridata, assicura di aver ricevuto già tre richie-
ste. “Dobbiamo avere un piano da attuare in caso di emer-
genza”, ha sottolineato il manager austriaco ad Autosport. “Se
si trattasse di fornire vetture ad altri, lo valuteremo a fondo. E’
chiaro, a livello sportivo e tecnico ci sono dettagli da limare, ma
non è un’idea che dovremmo escludere”.
Gli indipendenti non
vogliono cambiare
Il fronte delle scuderie indipendenti, però, è in netta opposi-
zione. La rinuncia allo status di costruttore è percepita come
un enorme rischio commerciale e sportivo, più che come la sal-
vezza. “Non so come possa reggersi un sistema che prevede
una Serie A e una Serie B. Chi sponsorizzerebbe una macchina
che non potrà mai ambire al podio?”, ha avvertito Monisha Kal-
tenborn della Sauber. “E se qualche scuderia di vertice deci-
desse di ritirarsi, cosa succederebbe? Si tratta di un passo
molto pericoloso. Non si potrebbe più tornare indietro”. Anche
la Force India, attraverso il suo patron Vijay Mallya, ha manife-
stato parere contrario. “Siamo sempre stati costruttori, e così
vogliamo rimanere. I top team pensano ai rispettivi interessi,
più che a quelli di questo sport. Solo qui i partecipanti scrivono
le regole”.
L’ideale è vendere
a team debuttanti
L’idea dello Strategy Group, insomma, appare semplice da at-
tuare solo in apparenza. Eppure potrebbe ricevere il semaforo
verde già per il 2017. I team di seconda fascia si troverebbero
quindi a rivoluzionare i rispettivi modelli di business, vanificando
anni di investimenti. Nulla vieterebbe di continuare a produrre
tutto in casa, ma le garanzie di restare competitivi sarebbero
sempre minori. Discorso diverso, forse, per i potenziali ingressi:
“Per noi non funzionerebbe, ma le vetture clienti potrebbero
rendere le cose più semplici ai team desiderosi di entrare in F1.
Questo non sarebbe male”, ha suggerito saggiamente Matthew
Carter, CEO della Lotus. Forse sarebbe meglio iniziare da qui.