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L’editoriale
di Massimo Costa
TUTTI FENOMENI I ROOKIE
NEI TEST F.1. PERCHÉ?
Le monoposto di F.1 attuali sono facili. Certo non per noi, o per il
primo tifoso che entra in un autodromo, ma come hanno detto più
volte gli stessi piloti del mondiale o gli addetti del paddock, guidare
una vettura di F.1 è complicato per quanto riguarda i tanti bottoncini
da utilizzare, i manettini sui quali intervenire, le comunicazioni conti-
nue con il muretto box. Ma per il resto, è decisamente abbordabile.
A testimonianza di ciò, l’evidenza dei risultati dei test ai quali parte-
cipano i piloti debuttanti. Abbiamo visto nel dopo GP di Austria come
con estrema, troppa, facilità piloti pur molto bravi come Wehrlein,
Ocon, Fuoco, Wittmann, Gasly e via via tutti gli altri, siano in grado
di stabilire tempi di assoluto rispetto dopo appena mezza giornata in
pista. Riferimenti cronometrici non lontani da quelli ottenuti dai piloti
ufficiali. Certo, il difficile è poi limare quel mezzo secondo che fa la
differenza, ma la cosa “puzza” da diverso tempo. Si ricorderà che nei
test F.1 di 15-20 anni fa, i debuttanti, anche molto capaci, pativano
prima di tutto dal punto di vista fisico (con le attuali F.1 non ci si
stanca proprio come affermano Vettel e Alonso, tanto per citarne
due a caso), poi subìvano distacchi notevoli dalle prime guide, che si
aggiravano sui 4-5 secondi. E solo col tempo, il divario diminuiva.
Perché guidare una F.1 era una roba estremamente tosta, per pochi.
Oggi, passa il concetto che tutti possono fare il tempo e portarsi a
pochi decimi dai piloti ufficiali. Chiunque pilota con un minimo di ca-
pacità è infatti in grado di meritarsi titoloni sui giornali dei rispettivi
Paesi: è sbocciata una stella, fenomenale e via di questo passo. Oc-
corre quindi far tornare le monoposto di F.1 bestie difficili da do-
mare, una monoposto che soltanto pochi possono permettersi di
condurre in maniera dignitosa. E un po’ di critica in più da parte di
certa stampa facilona..
Antonio
Fuoco