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MONDIALE RALLY

Polonia

Guido Rancati

Felicità è vincere. Anche e soprattutto una gara congegnata in

modo da rendergli la vita quanto più difficile possibile. Séba-

stien Ogier lo sa e lo dice senza tanti giri di parole: “Di belle vit-

torie ne ho ottenute diverse anche in questa stagione, ma

questa ha un sapore davvero particolare perché è arrivata alla

fine di un rally nel quale è toccato quasi sempre a me spazzare

le strade”. Eh già, in Polonia il campione delle Hautes Alpes

non ha messo per primo le ruote sulla terra dell'est sono nelle

due prove della terza tappa. Quando i giochi erano quasi fatti,

quando aveva ormai messo un'ipoteca su una vittoria che solo

Andreas Mikkelsen poteva ancora sperare di impedirgli di co-

gliere.

E' stato proprio grande, il pilota di punta della Panzerdivision.

Fin da subito, fin dal primo impegno aggredito con la voglia di

mandare agli avversari un messaggio forte e chiaro. Poi, come

era inevitabile, ha subito il contrattacco del biondo armato

come lui e pure quello di Ott Tanak. Ma non è mai andato alla

deriva. Sempre nel gruppetto di testa, ha ripreso il pallino alla

fine della settima piesse e non l'ha più mollato. Lucidando il

quarto oro dell'annata con una serie di prestazioni strepitose,

mettendosi tutti dietro in altri cinque tratti e incassando un

sesto tempo (a tre secondi appena dall'estone) come peggior

risultato parziale del fine settimana. Tanta roba, roba da grandi

veri. E adesso può guardare avanti con la consapevolezza che

neppure l'escamotage studiato per dare qualche possibilità in

più ai suoi (teorici) avversari di batterlo riuscirà a impedirgli di

mettere le mani su un altro titolo. Forte di un vantaggio che

solo l'aritmetica non consente di considerare già incolmabile.

Come ormai hanno ben capito tutti. Anche il norvegese che è

stato l'ultimo ad arrendersi in una sfida che solo per il coraggio

leonino di Tanak e per l'avventatezza del solito Latavala non si

è conclusa con un en-plain della Volkswagen.

Inguaribile Latvala

Chi quel giorno era a Mikolajki non ha dimenticato l'espressione fra il deluso e l'in-

furiato di Malcolm Wilson. L'appuntamento polacco stava spendendo gli ultimi spic-

cioli e il padre-padrone della struttura che già aveva ridato credibilità all'impegno

fordista nei rally aveva rinunciato all'abitudine ormai consolidata di aspettare il risul-

tato dell'ultima prova speciale nel van dell'Ovale Blu per andare ad attendere i suoi

due piloti al controllo-stop della kermesse disegnata a due passi dal parco assistenza.

Era fatta: niente e nessuno avrebbe più potuto impedire a Mikko Hirvonen di vincere,

niente e nessuno avrebbe più potuto impedire a Jari-Matti Latvala di completare con

un secondo posto il fine settimana perfetto delle Focus. E invece, incredibilmente, il

più giovane dei finlandesi alla sua corte era riuscito a rovinare tutto andando a sbat-

tere contro una protezione. Con una tale violenza da non poter neppure riuscire a

percorre le poche decine di metri che ancora restavano. Con un attimo di follia, il nor-

dico con gli occhiali aveva rovinato tutto. In un istante aveva gettato via un piazza-

mento che avrebbe messo la squadra inglese in posizione di affrontare con una certa

serenità il resto della stagione e aveva dato modo a Sébastien Loeb, rientrato gra-

zie al SuperRally, di ottenere un piazzamento in grado di permettergli di guardare

avanti con rinnovata fiducia. Con quell'errore, aveva rilanciato alla grande le ambizioni

iridate dell'asso alsaziano e della Citroen.

Questa volta il bilancio è stato meno negativo: stropicciando la sua vuerrecì, Latvala

non ha compromesso la marcia trionfale della Volkswagen e men che meno quella di

Sébastien Ogier verso la conquista del terzo titolo consecutivo.