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L’editoriale
di Marco Cortesi
MONZA, LA FERRARI
LA POLITICA ITALIANA
Le ultime notizie riguardanti il futuro del GP d’Italia a Monza sembrano posi-
tive. E la Ferrari ha più volte lasciato intendere l’importanza di mantenere la
F.1 in Italia. Ma se per la Ferrari il Gran Premio di Monza è così fondamentale,
come dice, perché non lo sponsorizza? Domanda interessante, arrivata du-
rante una trasmissione televisiva, e che fa riflettere. Ma la questione vera è
un'altra. Perché la Ferrari dovrebbe investire milioni di euro per un evento in
un Paese che, a causa di politiche governative miopi e demagogiche, ha dichia-
rato guerra all'auto sportiva? Un paese in cui, quando si deve spremere, si
parte sempre dalle quattro ruote e in cui il settore dell'auto sportiva dopo
una serie di colpi da KO, stenta a fornire margini seri di crescita? Attenzione,
non si parla solo di superbollo. Certo, la soprattassa, oltre a far perdere soldi
allo Stato stesso, ha messo alla berlina gli appassionati di diverse fasce di red-
dito, e ha ucciso anche (come bonus) il mercato dell'usato dato che molte vet-
ture ormai valgono quanto qualche anno del loro bollo. Il vero guaio è stata
la new-age di "terrorismo fiscale", la campagna di sospetto finto-moralistica
che ha reso chiunque guidi un'auto sportiva o di lusso un sicuro evasore. Tra-
sformando chiunque, Forze dell'Ordine e non solo, in giudice, giuria e boia.
GUIDI UNA FERRARI?
ALLORA SEI UN EVASORE
Qualcuno aveva dubbi che il problema non si riflettesse anche nel motorsport?
Perché anche se siamo lontani dall'apice del terrore, con la Finanza intenta a mo-
lestare liberamente i proprietari senza prove né sospetti concreti, il movimento
culturale suscitato ha continuato a montare ed è diventato parte della società.
Mentre prima, quando si vedeva una Ferrari, si era portati a pensare a quanto
aveva lavorato il proprietario per permettersela, ora il primo pensiero delle per-
sone è chiedersi quanto abbia rubato per potersela permettere. Anche perché,
ammettiamolo, l'italiano è maestro nel ritenersi senza peccato mentre scaglia la
prima pietra. Il motociclismo, nonostante le aziende in difficoltà, riscuote più suc-
cesso. Lo fa grazie ad una formula che ora come ora ha più appeal. Ma se domani
mattina fosse imposto un superbollo sulle moto da oltre... diciamo 750cc, e i pro-
prietari iniziassero ad essere sistematicamente fermati e trattati automaticamente
come evasori, sarebbe la stessa cosa? I costruttori sarebbero ugualmente felici
di investire nel movimento del motociclismo italiano? Bene fa la Ferrari a investire
nel Bahrain, negli Emirati, in Cina, piuttosto che in una nazione in cui il suo pro-
dotto è ormai sinonimo di stigma sociale. Risolviamo i problemi della Formula 1,
riavviciniamo la gente alle corse, ma non stupiamoci, dopo che la politica di un
intero Paese ad un certo punto si è prefissata di distruggere scientemente un in-
tero settore (o più settori), che l'ingranaggio resti rotto.