Stefano Semeraro
«Un Hamilton in lacrime riporta la magia in F.1», titola il Daily Telegraph. E ha ra-
gione. I problemi del Circus sono tanti, anzi troppi, alcuni difficilissimi, forse impos-
sibili da risolvere. I fan sono sempre più disincantati, l'audience traballa. Poi, arriva un
campione come Lewis Hamilton con gare del genere riesce a farti dimenticare per
qualche ora tutte le amarezze, e a nascondere le magagne sotto quel tappeto rosso
che gli sponsor, da domani, ricominceranno a chiedersi se vale la pena calpestare.
C'erano 140mila persone a Silverstone, quasi tutte tifavano per lui. Testimoniavano
che quando la F.1 corre nei suoi territori più antichi e fedeli – e non in lande magari
danarose, ma desolate - il suo popolo risponde ancora all'appello. Si aspettavano
una grande gara dell'eroe di casa, e l'hanno avuta. Il 38esimo successo in carriera di
Lewis in Formula 1, il terzo a Silverstone che lo depone sullo stesso scaffale di Jim
Clark e Nigel Mansell, gli unici britannici capaci di fare tris nel GP di casa.
Quelle ingiuste
critiche a Monaco
Nel 2008 vinse sul bagnato, l'anno scorso sull'asciutto, quest'anno ha dovuto cavar-
sela “sol y sombra” sia in condizioni normali sia sotto la pioggia, correndo a suo
modo e pensando da fuoriclasse, decidendo lui quando rientrare per il cambio
gomme decisive. E azzeccando la strategia contro il parere di tutti – persino del suo
compagno di squadra che vedendolo rientrare ai box aveva gongolato giudicandolo
un abbaglio. Invece, aveva ragione Hamilton, e questo zittisce anche le critiche di chi
a Monaco l'aveva accusato di troppa passività di fronte alle indicazioni del muretto.
Fra le strade del Principato si era trattato di una comunicazione insufficiente, di un
misunderstanding. Ma quando ha in mano tutte le informazioni necessarie Lewis sa
fidarsi della propria esperienza, del proprio istinto. E ieri lo ha dimostrato».
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