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Justin

Wilson non ce l'ha fatta. Il pilota inglese è deceduto

all'ospedale di Allentown dove era stato ricoverato.

Irrecuperabili le lesioni alla testa riportate

nella 500 miglia di domenica, quando parte del musetto

anteriore di un'altra vettura l'aveva colpito in pieno

sul casco ad oltre 300 chilometri orari

Massimo Costa

Dopo le ore di grande ansia vissute dagli attimi fatali del tremendo incidente di Po-

cono, è arrivata la notizia del decesso di Justin Wilson. il pilota inglese, ricoverato

in coma e con serie ferite alla testa all’ospedale Lehigh Valley Health Network

Cedar Crest Hospital di Allentown purtroppo ha perso la sua gara più importante:

quella per la vita. E allora è inevitabile tornare ai momenti drammatici che hanno

segnato per sempre la storia del trentasettenne pilota. Mancavano appena 20 giri

al termine della interminabile 500 Miglia di Pocono quando Sage Karam, che era

al comando, ha perso il controllo della sua monoposto picchiando con violenza

contro le protezioni. L’ennesimo incidente di questa gara. Ma improvvisamente,

quando tutti gli occhi si erano concentrati sulla giallo-arancio Dallara di Karam, si

è vista un’altra vettura ferma e con un pilota che non si muoveva, il casco piegato

verso sinistra. Brutto segnale. Sono serviti alcuni minuti e qualche replay per capire

che la parte del musetto di Karam volata in aria, ricadendo aveva colpito il povero

Wilson in pieno casco. Una botta terribile che ha riportato alla mente gli incidenti

occorsi a Felipe Massa nel 2009 a Budapest e a James Hinchcliffe a Indianapolis lo

scorso anno (per non ricordare quelli drammatici di Tom Pryce nel 1977 a Kyalami

o di Henry Surtees nel 2009 a Brands Hatch), con i piloti che senza avere il minimo

controllo sul volante, svenuti per essere stati centrati alla testa da oggetti, sono an-

dati a sbattere contro le protezioni.

La carriera di Wilson è stata decisamente brillante. Il pilota britannico, di Shef-

field, si era subito fatto notare per l’altezza, 193 centimetri, una misura assai inu-

suale per il motorsport. Dopo tre anni di F.Vauxhall, con tanti bei risultati, nel

1998, a 20 anni, Wilson ha vinto la Formula Palmer e nel 1999 era già in F.3000 con

la Astromega. L’anno seguente, passato al team Nordic, si è piazzato quinto men-

tre nel 2001 ha vinto il campionato. Intanto aveva già effettuato dei test con la Jor-

dan F.1, ma non ha trovato sbocco nel mondiale. Nel 2002 ha così ripiegato sulla

World Series by Nissan, al suo primo anno di vita, concludendo quarto con la Dal-

lara Racing Engineering. E finalmente è arrivato il salto in F.1, nel 2003 correndo

per Minardi e poi per Jaguar sostituendo Antonio Pizzonia. Solo un anno però in

F.1, e allora Wilson che già aveva iniziato a sondare le gare endurance americane,

è entrato nella Champ Cars nel 2004 e da quella stagione ha sempre corso in USA:

55 le gare Champ Cars, 119 quelle Indycar con tre vittorie (Detroit 2008, Watkins

Glen 2009, Fort Worth 2012) correndo per Newman/Haas, Dreyer&Reinbold,

Coyne. Quest’anno si era accordato con Andretti per il quale ha disputato sol-

tanto alcune corse, quella di domenica a Pocono era la sua sesta apparizione. Nel

2012 ha vinto la 24 Ore di Daytona mentre quest’anno ha corso per Andretti la

prova della Formula E a Mosca. Wilson lascia una moglie e due figlie.