Background Image
Previous Page  24 / 68 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 24 / 68 Next Page
Page Background

24

FORMULA 1

Anteprima Singapore

Hamilton, lei è sempre vestito in maniera alla

moda, fin nel più piccolo dettaglio. Ci spiega

quanta vanità c'è in questo?

«Vanità?Nessunome l'hamai chiesto. Ma no,

non sono vanitoso, non so neppure sicuro di

cosa significhi».

Non si guarda mai nelle vetrine quando cam-

mina per strada?

«Be', no!».

Quindi lo escluderebbe...

«Quando entro nel paddock so che ho il mio

cappellino con la visiera sulla destra, gli oc-

chiali da sole, ma per il resto sono rilassato.

Non è vanità, ma la coscienza che non devo

compiacere nessuno. Mi piace la moda, e

quando sono in quel contesto, lì sì chemi pre-

occupo di come appaio, specie considerato

che mi fotografano in continuazione. Ma mi

interessa più che la gente conosca il mio

cuore, chi sono veramente».

Mamolti dicono che l'unica cosa che possono

vedere di lei è la sua immagine esteriore...

«Ma vestirsi bene non significa avere meno

cuore. Però è meglio se, quando passo, la

gente mi guarda».

Quanto tempo passa a curare il suo aspetto?

E' tutto studiato?

«Certo che è studiato. Scelgo io tutti gli abiti

che indosso. Scelgo io il mio stile, ma ho per-

sone chemi aiutano perché odio lo shopping.

C'è gente chemi dice cosa c'è in giro. E' diver-

tente decidere il tuo stile, trovare quello che

ti fa stare comodo. Ci ho messo del tempo.

Ma oggi mi sento più a posto chemai quando

sono nel paddock».

Chi è lo stilista che ammira di più?

«Roberto Tisci e Olivier Rousteing, che ha la

mia età e più o meno il mio stesso back-

ground».

Le capita mai di spendere dei soldi e poi pen-

tirsene?

«Molto raramente. So bene come spendere i

miei soldi. Ci penso molto prima di farlo, e lo

faccio solo quando sono sicuro».

Quale articolo l'attira di più?

«Direi le scarpe. Non sono un tipo chic, ma ne

homolte, di tutti i tipi, ormai non ci stanno più

in casa. Alcune non le ho neppure mai usate,

ma non è la norma. Poi mi piace andare alle

sfilate».

Il suo look da gara è il più conosciuto. Il se-

condo che le piace di più?

«Difficile da dire. Ne ho tanti. E vorrei cam-

biarli più spesso. Sono uno sportivo, è vero,

ma ho un look per quando corro davvero e

uno per quando appaio in pubblico».

C'è qualche accessorio che vorrebbe dise-

gnarsi da solo?

«No, non sono bravo. Però sono bravo a per-

sonalizzare le cose, proprio come con lemac-

chine. Quando acquisto unamacchina spingo

la gente a renderla speciale inventandosi cose

che non avevanomai fatto prima. Ho ordinato

una moto alla MV Agusta. Non avevano mai

cambiato il colore degli ammortizzatori, ma io

glieli ho fatti ridipingere e ora usano la mia

versione. Anche con il mio aereo: i sedili del

Bombardier Global prima di me erano di 46

inches, adesso li usano da 50, e sono stato io

a suggerire loro l'idea. Piccoli dettagli, ma io

impiegomolto tempo per i dettagli. Non dico

che potrei fare lo stesso con dei jeans, ma la

customizzazione è il mio forte».

Mai pentito di qualche tatuaggio?

«No, mi piacciono tutti. L'ultimo che ho fatto,

un'aquila, è il mio preferito. Me lo sono fatto

di nuovo al Bang Bang di New York».

Molti sono di tono religioso: lei lo è?

«Sì, molto».

Beyoncè ha detto di essere convinta che la

sua fortuna derivi dalle preghiere di sua

madre e sua nonna. Chi prega per lei?

«Non so. Sono andato ad una scuola cattolica,

e andavo spesso in chiesa da giovane; ora ci

vado ogni domenica, quando posso, a volte

anche di mercoledì. Prego tutti i giorni. Non

credo che altri lo facciano. Diomi ha fatto par-

tire bene nella vita».

Lei sembra passaremolto tempo insieme con

musicista e celebrità di Hollywood...

«Ho molti amici in quell'ambiente, ma quelli

veri sono quelli che risalgono a 20 anni fa, ai

tempi della scuola. Cerco di passare più

tempo possibile con loro».

Cisa le ha insegnato lo show business ameri-

cano?

«Se c'è qualcosa che possiamo assorbire, più

che imparare, dall'America, è quanto inve-

stono sullo sport. Lo rendono più simile ad un

Festival. Per il resto, quello che sono lo devo

a mio padre. E' sempre stato molto profes-

sionale, e se lo sono anch'io lo devo a lui».

C'è una città che le piace in particolare?

«Tutti amano Parigi, anch'io. Poi Tokyo è fra le

mie favorite.Nella top-3 ci sta anche New

York».

Dopo la fine della sua carriera dove vorrebbe

stabilirsi?

«Ho sempre pensato nei Caraibi. Li amo. Lì la

vita è più rilassata. Ma vorrei un posto dove ti

puoi infilare nel casino di una città e poi spo-

starti rapidamente in spiaggia, quindi mi viene

in mente Los Angeles. Ma non è lì che dav-

vero voglio vivere. Forse la Hawaii? Sono' un

po' lontane, certo. Lamia famiglia nonmi ver-

rebbe a visitare spesso...».

Come fa a mettere insieme le corse e la vita

nel jet set?

«Non è facile. Ci vogliono molte energie, e io

le ho».

Dorme molto?

«Cinque ore sono okay, se posso anche un

po' di più. La verità è che penso sempre che

mi sto perdendo qualcosa, per questomi sve-

glio presto. La gente attorno a me mi tra-

smette energia. Ma più fai questo lavoro più

ti abitui a gestire l'energia. Perché dovrei fare

solo una cosa nella vita? Non è che devi star-

tene chiuso in una scatola. La gente tende a

vederti così, sei un pilota di F.1. Come Kayne

West: sei un rapper e basta. Io invece amo

avere tante opportunità Datemi almeno due

scatole!».

Chi è la persona pi importante della sua vita?

«Me stesso. Poi la mia famiglia, mamma e

papà, anche se la mamma viene sempre

prima: è lei la tua confort zone».

Cosa farebbe, se non fosse un pilota?

«Fin da piccolo ci sono state solo le corse. Ma-

gari sarei potuto finire nei guai, se non avessi

fatto il pilota, chi lo sa, fare parte di una banda.

Poi c'è la musica, ovviamente, altra cosa che

ho sempre voluto fare».

Quanto conta vincere il titolo di quest'anno

nel suo futuro?

«Sono arrivato ad un punto in cui so che mi

restano alcuni anni in F.1, e so cosa succederà

dopo. Guardo a gente come Magic Johnson,

Michael Jordan, David Beckham, sportivi che

hanno continuato a crescere anche dopo la

fine della loro carriera, creando altre attività.

Ora sono nella fase in cui sto ponendo le fon-

damenta per fare come loro. Quanto al cam-

pionato, non so quanto influenzerà lamia vita.

So solo che fin da piccolo volevo imitare Ayr-

ton Senna, vincere tre campionati. E' sempre

stato il mio obiettivo. Se ci riesco, sarà fanta-

stico. Ma non ho detto che sarò soddisfatto,

dico solo che devono essere almeno tre...».

Chi c'è fra lei e questo terzo titolo?

«Non permetterò a nessuno di mettersi in

mezzo. L'unico che può guastarmi la festa

sono io stesso, ma non permetterò che ac-

cada».