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FORMULA 1
Red Bull
Massimo Costa
Pensano di avere sempre ragione. Pensano che
gli altri siano sempre nel torto. La triade che si
ritiene costantemente la più saggia del reame
è composta da Dieter Mateschitz, Christian
Horner, Helmut Marko. Nell’ordine il gran capo
della Red Bull (imprenditore di immenso suc-
cesso), il responsabile della squadra principe
con base a Milton Keynes, il braccio destro di
Mateschitz nonché titolare del programma Ju-
nior Red Bull e famoso per le sue improvvide e
avventate dichiarazioni. Noto anche per le sue
brillanti scelte per quanto riguarda i giovani pi-
loti portati in F.1, ma anche (e forse di più) per
avere affossato, o impedito, la carriera nel mon-
diale di piloti assolutamente meritevoli sempli-
cemente per suo capriccio (Scott Speed,
Sebastien Buemi, Jaime Alguersuari, Jean-Eric
Vergne, Sebastien Bourdais, Antonio Felix Da
Costa, Mikhail Aleshin…).
Meriti solo a Newey
mai al motorista
La triade, entrata in F.1 in punta di piedi nel 2005
rilevando la Jaguar per la Red Bull e poi la Mi-
nardi per la Toro Rosso, ha lavorato benissimo
sia a livello gestionale delle squadre sia dal punto
di vista tecnico accaparrandosi uno degli inge-
gneri migliori: Adrian Newey. E proprio grazie
alle intuizioni di quest’ultimo e alle capacità fuori
discussione di Sebastian Vettel, sono arrivati i
quattro campionati del mondo vinti consecutiva-
mente nel 2010, 2011, 2012, 2013. Parte di que-
ste incredibili vittorie spettava anche alla Renault
che ha saputo fornire un motore sempre all’al-
tezza della situazione. Ma dalla triade, meriti
verso gli ingegneri francesi sono arrivati sempre
col contagocce. Se si vinceva era solo grazie agli
incredibili telai e alle stupefacenti intuizioni di
Newey e del suo staff tecnico.
Horner e Marko
antisportivi
Con le power unit, Renault si è presentata in
grave ritardo rispetto a Mercedes e Ferrari pro-
vocando un distacco della Red Bull dalle prime
posizioni. E subito le lamentele non si sono fatte
attendere. Horner e Marko hanno trascorso i
weekend del 2014 nel gettare fango sulla Re-
nault, ma quando Daniel Ricciardo è riuscito a
vincere due gare, ecco che il merito era tutto
dell’australiano. Nel 2015 si pensava che Re-
nault avesse migliorato le proprie power unit,
invece si è assistito a un passo indietro. Apriti
cielo. Horner e Marko hanno dato vita alla più
ingenerosa e antisportiva serie di dichiarazioni
contro un proprio partner tecnico mai vista in
F.1. Dietro le quinte, agiva Mateschitz arrivato
a minacciare il ritiro dalla F.1 con entrambe le
proprie squadre. E qui sono emerse le pecche.
Perché se si è tanto bravi nel momento della vit-
toria, occorre esserlo ancora di più quando è
necessario rifondare la squadra per quanto ri-
guarda un nuovo partner.
Respinti da Mercedes
Ferrari li fa attendere
Le vie erano due: o cementare, far quadrato,
con la Renault sapendo che un eventuale nuovo
costruttore avrebbe impiegato altro tempo per
raggiungere la competitività di Mercedes e Fer-
rari (vedi Honda), oppure scegliere di venire ri-
forniti da un motorista già sul mercato. Horner
e Marko hanno mostrato il loro volto peggiore
dichiarando guerra alla Renault e alla F.1, con la
minaccia del ritiro. Come dire: noi in F.1 ci
stiamo soltanto se vinciamo. Addossando
quindi all’intero sistema le proprie colpe. E sì,
perché nel frattempo è parso chiaro che i telai
2014 e 2015 non avevano nulla in comune con le
precedenti vetture, mentre Newey si è via via
sfilato dal gruppo. La triade si era poi autocon-
vinta che la Mercedes portasse loro le power
unit 2016 in carrozza, con tanto di banda orche-
strale al seguito, ma da Stoccarda dopo saggia
riflessione, hanno detto no. Non è rimasta
quindi che la Ferrari. Se i tedeschi ne hanno
fatto una questione di opportunità, tanto loro i
clienti già li hanno (Force India, Williams e fresca
fresca la Manor) e di mettersi in casa probabili
rivali per di più brontoloni e antisportivi non era
il caso, a Maranello Sergio Marchionne ha tirato
fuori dalla tasca la calcolatrice e si è messo a
fare due conti. Ferrari ha perso Manor e si ritro-
vava con Sauber, che tra l’altro non naviga nel-
l’oro, e il nuovo team Haas. Avere come clienti
Red Bull e Toro Rosso è sicuramente un buon
affare dal punto di vista economico. Dunque,
ecco che l’operazione potrà concludersi da un
momento all’altro. Intanto però, il tempo passa,
siamo in ottobre e mentre i top team hanno già
il progetto della monoposto 2016, alla Red Bull
non hanno ancora capito come realizzare la vet-
tura per via del mistero power unit. Il vestito va
infatti realizzato anche sul motore che si decide
di indossare. Sicuramente la mossa migliore per
la triade era affrontare un terzo anno di power
unit con Renault: volete proprio che anche nel
2016 i francesi non siano competitivi? Ma si
sono fatti male da soli: Renault entrerà con un
proprio team, Mercedes li ha respinti, Ferrari li
fa aspettare. Complimenti Mateschitz-Horner-
Marko.