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FORMULA 1

McLaren

Massimo Costa

Tutti immaginavamo che la Honda potesse vivere con la McLa-

ren un 2015 complicato. In occasione dei test pre campionato,

le difficoltà emersero in tutta la loro prepotenza, ma Ron Den-

nis ed Eric Boullier si lasciarono andare all’ottimismo, certi che

sul finire del campionato sarebbero arrivati podii e addirittura

vittorie. I fatti li hanno smentiti clamorosamente. Fernando

Alonso e Jenson Button hanno concluso in zona punti pochis-

sime volte (Monaco, Silverstone, Budapest), e quando lo hanno

fatto il merito era da ascrivere ai ritiri altrui. La power unit

Honda non ha compiuto passi in avanti nonostante gli sviluppi

portati mese dopo mese e si è arrivati al punto che Fernando

Alonso, noto “uomo squadra”, a Suzuka via radio ha gridato

che il motore Honda era degno per correre in GP2. A Monza,

invece, l’orgoglio giapponese aveva fatto dire al responsabile

del progetto Yasuhisa Arai, che i telai realizzati dalla McLaren

erano insoddisfacenti e inadeguati ad aiutare la loro power unit

tanto che avrebbe valutato di portare avanti lo sviluppo con le

Dallara della Super Formula. In effetti la MP4/30 è parsa ec-

cessivamente estrema nella sua progettazione, soprattutto

negli ingombri che hanno finito per penalizzare il motore

Honda.

Bloccati i piloti del

programma Junior

Si va quindi avanti a tentoni, e anche la possibilità che i giap-

ponesi potessero fornire motori a una seconda squadra è

tramontata in fretta perché motivo di distrazione non richie-

sta. Non resta che andare avanti così e nel frattempo anche

la dirigenza McLaren continua a deludere dal punto di vista

dei piloti. Dov’è finita la squadra che rischiando il tutto per

tutto portò al debutto in F.1 Lewis Hamilton, proveniente

direttamente dalla GP2. E che pure lo scorso anno aveva

lanciato Kevin Magnussen, in arrivo dalla World Series Re-

nault? Il danese è stato incredibilmente sacrificato per man-

tenere Jenson Button e ora sta per essere “freddato” anche

Stoffel Vandoorne, dominatore della GP2. Sempre in nome

dell’esperienza. Che, come abbiamo visto, conta ben poco

nella F.1 di oggi.