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FORMULA 1

Gene Haas

Haas, l'anno scorso parlava di un ingresso in F.1 basato sulla

convenienza economica. La pensa sempre così?

«Entrare in F.1 è una scelta che riguarda il business, e oggi

sono più convinto rispetto ad un anno fa. Il riscontro che ho

avuto dai miei clienti è stato straordinario. E se piace a loro,

va bene anche per i miei affari»

Lei ha anche detto di avere un piano per ottenere dei profitti

attraverso il team. Ci spiega il suo segreto? Molti altri team

vorrebbero conoscerlo...

«Non c'è nessun segreto. E' vero, molti team non guadagnano

nulla e alla fine anche nella Nascar abbiamo raggiunto il pareg-

gio dopo tre anni e l'anno scorso abbiamo realizzato un pic-

colo profitto. Essenzialmente si tratta di non perdere troppo e

di massimizzare la fonte delle tue entrate, ovvero gli sponsor

e i premi. Dal mio punto di vista è un obiettivo più facile da

raggiungere in F.1 che nella Nascar».

Lo crede veramente?

«Sì. Nella Nascar per guadagnare qualche soldo devi vincere.

In F.1 se finisci dal 10° posto in su ottieni una percentuale degli

introiti, quindi basta stare nella top-ten per guadagnare qual-

cosa. Nella Nascar non succede».

Finire decimo su undici team è comunque impegnativo, a meno

che non abbia trovato una scorciatoia per il successo in F.1:

come può riuscirci un team semiprofessionale?

«Non la penso così. Sono nel motorsport da tanti anni e mi ri-

cordo che nel 2008 tutti parlavano di macchine-clienti: un sin-

golo avrebbe potuto comprare una monoposto e correre. E'

un'idea che è circolata a lungo in F.1, ma ultimamente le mac-

chine-clienti sono state bocciate. Era l'idea originale, ma non è

stata approvata. Nel 2015 Ecclestone l'ha rilanciata, ma noi

siamo una via di mezzo. Essenzialmente cerchiamo di acqui-

stare tutto ciò che è possibile, non solo dalla Ferrari, ma anche

da altri costruttori. La maggior parte dei team si costruisce

tutto in casa, mentre noi stiamo cercando di trovare chi possa

fornirci i componenti. Vogliamo ridurre al minimo le cose che

dobbiamo farci da soli. E' la stessa cosa che abbiamo fatto nella

Nascar. L'idea sta tutta qui. Non è niente di nuovo, ma noi

siamo i primi a portarla così avanti».

Il lato interessante è che ritiene di poter scegliere il meglio che

c'è sulla piazza?

«E' sempre importante scegliersi i giusti partner, quindi pos-

siamo ritenerci fortunati che la Ferrari abbia deciso di collabo-

rare con noi. La domanda veramente importante è: perché la

Ferrari ci sta aiutando? (e ride, ndr)».

Il vostro pilota di punta sarà Romain Grosjean, un pilota che

deve ancora mostrare il meglio di sé in F.1, mentre la se-

conda guida sarà Esteban Gutierrez, che non ha corso in que-

sta stagione. Cosa si aspetta da loro e cosa si aspettano loro

da lei?

«E' tutto vero, ma essendo un team nuovo non potevamo

aspettarci di firmare subito con dei campioni. E fra l'altro non

ci interessava neppure. Vogliamo gente che si trovi nella nostra

stessa condizione, e sia Romain sia Esteban hanno questo pro-

filo. Sono sicuro che entrambi hanno fame di vittorie, ma non

il super ego di certi campioni. Spero che impareremo a vicenda

l'uno dagli altri».

Grosejan ha detto che vi siete incontrati a Monza e l'accordo

è stato deciso con una stretta di mano?

«Sì, è successo a Monza. Prima avevamo parlato con un altro pi-

lota, non voglio dire chi, che alla fine, dopo colloqui durati un

mese, ha preferito restare dove si trovava. Va bene così, ogni

nuovo team è un rischio. Romain ha visto cosa stavamo fa-

cendo, poi ovviamente la Lotus aveva i suoi problemi quindi ha

pensato che poteva anche rischiare con noi».

Romain sostiene che è una grande chance per entrambi.

«Be', sono molto felice che la pensi così perché non abbiamo

ancora fatto nulla».

Si è pentito di partire nel 2016 e non nel 2017, con tutti i cambi

che avverranno allora?

«No, davvero. In questo sport ci sono porte che si aprono e

si chiudono. Alla fine credo che sia stato un bene ottenere la

licenza alla fine di maggio nel 2014, così quando si è posta la

questione se correre nel 2015 o nel 2016 credo abbiamo fatto

la scelta giusta. Il 2016 era perfetto per lavorare con l'ufficio

tecnico della Ferrari, abbiamo fatto un sacco di test aerodina-

mici sulla nostra vettura. Nel 2016 ci presenteremo molto me-

glio preparati che se fossimo partiti nel 2015. Ma se avessimo

aspettato un altro anno probabilmente la porta si sarebbe

chiusa, inoltre visto che nel 2017 le vetture cambieranno quasi

completamente ci troveremo tutti nella stessa situazione».

Nella Nascar per guadagnare qualche soldo devi vincere.

In F.1 se finisci dal 10° posto in su ottieni una percentuale

degli introiti, quindi basta stare nella top-ten per guadagnare

qualcosa. Nella Nascar non succede