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La grande rimonta dell’italiano della Yamaha,

da ultimo a quarto, non è servita per mantenere

il comando della classifica iridata. La vittoria del suo compagno

di squadra ha portato il titolo iridato in Spagna

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Jacopo Rubino

Era attesa come la “gara del secolo”. È stata lunga 30 giri, anzi, due settimane. Comunque, interminabile.

La MotoGP a Valencia ha trovato in Jorge Lorenzo il suo campione 2015, ai danni di Valentino Rossi che

era stato in cima sin dalla tappa inaugurale in Qatar. L'atto decisivo ha propiziato il sorpasso del maior-

chino: 330 punti a 325, e la sensazione che (purtroppo) di questa annata si parlerà ancora per parecchio,

lasciando una cicatrice indelebile nella storia del motociclismo. L'inevitabile conseguenza di quanto sca-

tenato dai fatti di Sepang, sui quali soffermarsi ulteriormente sarebbe quasi ridondante. Il Dottore ha

visto sfumare il decimo titolo, che avrebbe ampiamente meritato, ma è fondamentale riconoscere i giu-

sti meriti a “Porfuera”, iridato per la quinta volta, la terza in top class: quantomeno perché, dopo un avvio

balbettante, ha saputo mettere assieme sette successi. Più di qualsiasi rivale. «Ho raggiunto Wayne Rai-

ney e Kenny Roberts Sr, è incredibile. Qualcosa del genere non capita spesso», ha raccontato. «Quando

ho visto la bandiera a scacchi non potevo crederci. Ho inseguito per tutto l'anno».