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Stefano Semeraro
Campione, divo, aspirante rock star. Sorridente,
cupo, umorale, simpatico. L'uomo più veloce del
mondo, l'ex bambino prodigio mai cresciuto dav-
vero. Un ragazzo complesso, un tipo che vive la vita
a modo suo. Un fuoriclasse solo al centro di uni-
verso affollato. Comunque sia, Lewis Hamilton. «Io
cerco sempre di capire la sua natura», dice Niki
Lauda, che lo guarda con affetto e dispetto in-
sieme, come si fa con il nipotino preferito, ma sca-
vezzacollo. «Come tutti i fuoriclasse è fatto a modo
suo, un po' strano, molto ragazzo. Ha dovuto fati-
care tanto per arrivare dove è, bisogna compren-
derlo». Cosa che, va detto, costa fatica sia ai suoi
avversari sia ai suoi compagni di squadra, e persino
ai suoi parenti e amici, anche intimi. Papà Anthony
gli ha trasmesso la passione, lo ha svezzato e gli ha
costruito davanti un futuro da numero 1, ma anche
lui, ad un certo punto del tragitto, è stato messo
da parte, licenziato dal ruolo di manager. Ora i rap-
porti sono tornati più sereni, ma Lewis, comunque,
vuole correre da solo, gestirsi da solo, rispondere il
meno possibile di ciò che fa e ciò che sogna. Lo sa
benissimo anche Nicole Scherzinger, con cui per
anni il fenomeno ha intrattenuto una storia stile Eli-
zabeth Taylor e Richard Burton, tutta accelerate e
frenate brusche, fino all'addio di un anno fa. Adesso
Hamilton si fa vedere in giro per il mondo con mo-
delle vamposissime e pop star ad alto tasso di ec-
centricità come Ryhanna, mentre Nicole flirta con il
tennista Dimitrov, l'ex di Maria Sharapova - però
poi spunta lo scatto in cui i due ricompaiono vicini.
Mai dire mai, con lui.
“La mia velocità
è senza segreti”
Essere Lewis Hamilton non è facile. Tutti cercano
di scoprire il suo segreto, la chiave della sua velo-
cità in pista e della inafferrabilità fuori, ma lui è il
primo a nascondersi dentro una apparente, disar-
mante semplicità. «Non c'è un segreto dietro la mia
velocità», ha raccontato ad Autosport qualche
tempo fa. «La verità è che ho talento per guidare le
macchine, tutto qui. Salgo su e imparo. Non devo
guardare come girano gli altri per essere veloce,
posso farlo da solo, contando su me stesso. Ovvia-
mente si può, si deve sempre migliorare. Io guiderò
sempre bene, ma devo curare la mia forma fisica e
i miei punti deboli per farlo ancora meglio». Il per-
sonaggio Hamilton ultimamente si è attirato parec-
chie critiche, anche in Mercedes c'è chi ha alzato il
sopracciglio davanti alle sue bizze da star. I tanti
party – con relative foto da macho a fianco di una
Ryhanna seminuda ad un carnevale nei Caraibi... - le
ragazzate alla guida, da automobilista di tutti i
giorni. Le bevute. La Pagani Zonda da due milioni di
euro ammaccata a Montecarlo appena prima del
GP del Messico («okay, avevo festeggiato il Mon-
diale, forse avevo alzato un po' il gomito»), la re-
centissima foto con il cellulare in mano al volante di
un Suv Mercedes. Nel 2007 lo avevano beccato in
Francia che guidava a 198 all'ora, sequestrandogli
macchina e patente, nel 2010 si era beccato 500
euro di multa a Melbourne più o meno per la stessa
ragione.
“Il momento più bello?
La mattina della gara”
Eppure dentro l'Hamilton versione glamour che dà
la sua voce a Saetta McQueen in Cars, che recita
nel sequel di Zoolander, acquista un jet da 20 mi-
lioni di euro per stare più vicino alla morosa e gioca
a imitare James Dean, flirtando con la fortuna, c'è
l'Hamilton che scorrazza allegro per il paddock con
il cane Roscoe, che venera la mamma e il fratello di-
sabile, che dispensa tweet pieni di dolcezza a tutto
il mondo. Ma anche un Hamilton che si trasforma
in manager di se stesso per discutere del suo con-
tratto in prima persona con i legali Mercedes: per-
ché fuori dalla pista vuole essere certo di rimanere
libero da troppi impegni promozionali e rintanarsi in
studio per suonare la sua chitarra, comporre la sua
musica. Chiudersi nel suo mondo. E' lo stesso Ha-
milton che compare ogni volta che si abbassa la vi-
siera e c'è un GP da addentare, un avversario da
sverniciare. L'Hamilton profondo, che mescola fero-
cia e timore. Quello che dice: «il momento più bello
non è quando hai vinto e tutti ti abbracciano, ma
quando ti svegli la mattina della gara e te la fai
sotto».
“Studio sempre con
I miei ingegneri”
Un freak che cambia pettinatura quasi ad ogni set-
timana e gira con un esperto che gli cura il “look”,
non riuscendoci sempre, verrebbe da dire guar-
dando certi scatti. Ma anche un professionista ca-
pace di lavorare con attenzione e scrupolo. «Non
faccio che studiare insieme ai miei ingegneri», so-
stiene. «Loro mi inviano in continuazione informa-
zioni e io riempio i fogli di annotazioni. Settare una
macchina significa sentirla, ma anche saper comuni-
care quella sensazione agli altri. E facile, ma non lo
è altrettanto sapere cosa fare per risolvere i pro-
blemi. A scuola ad esempio non me la cavavo tanto
bene. Così sul piano tecnico ho dovuto lavorare il
doppio degli altri, perché non mi veniva naturale. E
ora sono forte anche in quello, se non il più forte in
assoluto».