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complimenti e poco altro in tasca. “Good game”, dicono
spesso i rugbisti inglesi all'avversario dopo averlo triturato: è
fair-play, ma anche un elegantissima presa per i fondelli. Bella
partita: peccato che ho vinto io.
Hamilton poi, non dice neppure quello. Da tempo Rosberg lo
ignora proprio, anche palesemente, durante le premiazioni sul
palco volta la testa dall'altra parte. Nico si è preso le ultime tre
gare, sicuramente con merito, ma di fatto è difficile pensare
che, una volta messo il titolo in cassaforte Lewis non abbia: 1)
tirato i remi in barca; 2) obbedito ai desideri delle alte sfere
Mercedes che volevano assicurarsi anche il secondo posto in
classifica, tenendo a distanza la Ferrari e regalando un po' di
gioia all'eterno secondo tedesco.
Compagni di squadra
perfettamente diversi
Rosberg e Hamilton fra l'altro sono due compagni così diversi
che sembrano quasi inventati. Uno nero e l'altro biondissimo,
uno rock star e l'altro posatissimo, uno perennemente inse-
guito dai paparazzi e l'altro praticamente assente dal gossip
internazionale. Hamilton flirta con Rhianna e top model assor-
tite? Nico va al cinema con la fidanzata di sempre trasformata
in moglie, Vivian, e twitta: “La vita è più semplice quando tua
moglie è felice”. Il bad boy contro il family man. E se Lewis non
fa che ripetere quanto sia stata dura la sua infanzia di unico
nero senza tanti mezzi in un mondo di bianchi prevalentemente
straricchi (e arroganti), Rosberg trasforma il suo privilegio da fi-
glio d'arte in understatement: «Mio padre e il mio cognome
mi hanno reso le cose un po' più facili». Un po'. Non troppo.
Rosberg un sedile in F.1 se l'è conquistato anche a forza di ri-
sultati, per carità, dal successo in Formula BMW a quello in
GP2. Se la Mercedes lo ha scelto, non è solo per l'anagrafe o
per la valigia. Il suo paradosso però lo spiega bene David Coul-
thard: «Rosberg ha vinto molte gare e ottenuto parecchie pole
position, ma molti meno risultati di chi, come suo padre Keke,
ha vinto un mondiale vincendo solo una gara nel 1982, pun-
tando sulla continuità». Rosberg senior, va detto, trionfò in uno
degli anni più neri della F.1 moderna, funestato dai drammi di
due rivali tosti come Villeneuve e Pironi, mentre l'avversario
del figlio è fra i più coriacei di sempre e in due anni non ha sba-
gliato praticamente nulla.
Nico ha un unico
problema: Lewis
Mentre ogni volta che si arriva al dunque, al sorpasso decisivo,
alla gara da non mancare, Rosberg slitta mentalmente. E allora
ecco i dispetti ad Hamilton a Spa e a Monaco, ecco i sorpassi
mancati, le tattiche male interpretate. Non che a Nico manchi
il talento, intendiamoci, né in pista – dove per un anno ha re-
golarmente battuto un Michael Schumacher un po' bolso, ma
pur sempre Schumacher - né fuori: sa stare in equilibrio su un
monociclo e insieme lanciare tre palle in aria come un gioco-
liere, è bravissimo con la stampa, parla correttamente cinque
lingue, ha una memoria prodigiosa, è un mago del backgam-
mon e non se la cava male neanche a tennis, a calcio o nelle
massacranti gare del triathlon. E' un ragazzo simpatico, Nico.
Con un unico problema: non essere Lewis Hamilton.