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NASCAR

Il personaggio

Marco Cortesi

Stavolta non l’hanno quasi fischiato. O quantomeno, non l’-

hanno fatto tutti. Kyle Busch ha conquistato il suo primo titolo

in NASCAR Sprint Cup. Lui che è sempre stato odiato quanto

il fratello maggiore dalla gran parte dei tifosi americani e che,

non conformandosi al tipico stereotipo che il marketing ha abil-

mente creato, si era più volte messo sull’orlo del precipizio.

Come quando spedì a muro volontariamente Ron Hornaday in

una gara Truck, prendendosi una sospensione, o quando venne

pizzicato sulla sua gialla Lexus LFA a 206 chilometri orari. Ma

nonostante la “pancia” della gente non riuscisse e forse non

riesca ancora ad apprezzarlo, nessuno ha messo mai in dubbio

le sue doti. Correndo con il nickname “Rowdy”, in ossequio al

cattivo di Giorni di Tuono Rowdy Burns, Busch ha sfidato fron-

talmente il politically correct della NASCAR conquistando vit-

torie a ripetizione, non solo nelle categorie inferiori. Il suo

controllo di macchina assolutamente straordinario gli permet-

teva, e gli permette tuttora, di piazzare la sua vettura su traiet-

torie impensabili per altri. E di salvarla da situazioni

praticamente disperate con una sicurezza che, in alcuni casi,

mette perfino in difficoltà gli avversari. Quello che ha fatto que-

st’anno è andato però oltre ogni immaginazione.

Controllo di vettura da campione: questo il più famoso

salvataggio di Kyle Busch, nel 2012 a Daytona