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GP SPAGNA
La storia di copertina
Massimo Costa
C’è una parola che spesso e volentieri viene utilizzata a
sproposito. Abusata, sfruttata all’infinito soprattutto nel
mondo dello sport. Il termine in questione è “talento”.
Quante volte abbiamo letto, abbiamo ascoltato, que-
ste sei lettere sputate a sentenza su questo e quello
senza che in realtà vi fossero delle concrete basi che ne
supportassero l’uso? Tantissime. Ma non si fa errore
se la parola talento viene applicata a Max Verstap-
pen. Niente di nuovo per chi segue il motorsport
con attenzione, l’olandese ha dimostrato fin dal
karting di avere qualcosa in più degli altri coeta-
nei. Quello che ha combinato domenica scorsa
nel GP di Spagna, va invece oltre la realtà,
oltre ogni possibile descrizione del termine
talento che lo Zanichelli descrive così: dono
ricevuto da Dio. E’ decisamente l’anno
delle favole, delle storie impossibili, que-
sto 2016. Non ci eravamo ancora ripresi
dallo shock della cavalcata del piccolo Leicester di Claudio Ra-
nieri nella Premier League, che la F.1 ormai appiattita da tre
anni sulla Mercedes e sul confronto stancante tra Lewis Hamil-
ton e Nico Rosberg, improvvisamente ci ha regalato un ro-
manzo che farà la storia del mondiale F.1.
Subito in seconda fila
come inizio non male
Ha tutti i crismi del feuilleton drammatico, popolare, strappa-
lacrime, quel che è accaduto sul Circuit de Catalunya. Prima il
cattivo e dispotico Helmut Marko che boccia Daniil Kvyat dopo
la conquista del secondo posto a Shanghai e lo rimette nella
squadra B per promuovere il giovane biondino Verstappen nel
team A. Poi, le polemiche scatenate da questo avvicenda-
mento, che tra l’altro continuiamo a ritenere ingiusto nei modi
e nei termini. Quindi, a motori accesi, la conquista della se-
conda fila del giovane Max, che però non fa quello che tutti in
fondo si aspettavano: battere Daniel Ricciardo, il suo nuovo
compagno di squadra, l’unico assieme a Sebastian Vettel che
in queste ultime stagioni ha cercato di fermare l’uragano Mer-
cedes. Il distacco è di 4 decimi, ma Verstappen non se ne fa
cruccio, anzi dice che non è al limite perché non conosce la
macchina. E non può essere che così in effetti.