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Hunter-Reay e Penske
grandi sconfitti
Dopotutto, Indy è capace di essere crudele. Lo ha dimostrato
con Ryan Hunter-Reay, che aveva tutto quello che serviva per
vincere, ma ha visto infrangersi le sue possibilità contro Tow-
nsend Bell. Che nella sua unica gara dell’anno non se l’è fatto
dire due volte di provare la “dragata” in corsia box per pas-
sare il compagno di squadra. Non male da parte di uno che,
quando commenta le gare per tutto il resto della stagione, è
sempre severissimo con tutti. Peccato anche per Roger Pen-
ske, anche se in questo caso la sfortuna e la strategia c’en-
trano poco. Quando per due volte consecutive i propri piloti
vengono penalizzati per “unsafe release” vuol dire che qual-
cosa non ha funzionato sin da subito. Anche a livello di assetti,
gli uomini del Capitano non c’erano, come dimostrato dal-
l’inusuale errore di Juan Pablo Montoya, tradito da uno snap-
spin ad inizio corsa. Restava solo Helio Castroneves, che è
però stato colpito da JR Hildebrand.
Davvero non c’era
posto per Filippi?
Parlando di piloti che, arrivati per l’occasione, hanno incon-
trato giornate difficili, Sage Karam è finito a muro da solo
mentre era in lotta con Bell, e Conor Daly è andato in testa-
coda in modo quasi inspiegabile quando ormai aveva evitato
la vettura in testacoda di Mikhail Aleshin. Si aggiunge Gabby
Chaves, arrivato al team Coyne grazie ad una corposa dose
di sponsor. Dopo una serie di prestazioni da urlo nelle libere,
il colombiano è tornato a navigare nelle retrovie in gara.
Complimenti ai soloni del giornalismo americano che, con
poca onestà intellettuale, avevano sostenuto la scelta di so-
stituire Luca Filippi. Sicuramente, hanno tutti spiegato, l’ita-
liano non sarebbe stato così “consistent”. Se lo dite voi.
Le lacrime di Munoz
Il via della gara, con condizioni meteo
perfette: alcuni si attendevano l’arrivo di
un temporale e avevano perfino realizzato
degli assetti ad-hoc per un clima più
fresco, ma sono stati beffati