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Hamilton un tipo
sopra le righe, sempre
Che i due ora si stimino e si riconoscano l'un l'al-
tro come le vere eccellenze del Circus è palese.
A Montreal lo hanno spiegato anche il pollice alto
rivolto da Lewis a Vettel che lo affiancava, poi
l'abbraccio cordiale nel parco chiuso. Rosberg è
un secondo che pare eternamente destinato a su-
bire, incapace di smarcarsi dall'ombra del cam-
pione; Raikkonen un vecchio amico un po' stanco.
Quei gesti di rispetto e di ammirazione dicevano
che la sfida morale non sta all'interno delle scu-
derie, ma fra Stoccarda e Maranello, fra il nero e
il biondo. Due che non potrebbero essere più di-
versi. «Pungerò come un'ape, volerò come una
farfalla, questa vittoria è per Muhammad, ragazzi,
è per Alì», ha gridato nella radio Hamilton dopo
aver tagliato il traguardo, concedendosi poi un
omaggio danzato, il gioco di piedi di Alì, il Re del
ring appena scomparso. Lewis è il nero che si è
guadagnato il riscatto a forza di sorpassi, di ganci
e diretti tirati in pista, uno che sa di essere in cima
al mondo e vuole godersela, continuando a vin-
cere ma pure a vivere, fra cocktail e serata in
disco, fra bizzarrie e follie da jet set.
Vettel un tipo
quasi normale
Sebastian è un tedesco sorridente e riservato che
ama la famiglia e si trova a suo agio fra piadine e
cappelletti. Uno che le vacanze potrebbe anche
farle a Rimini o Riccione come milioni di suoi coe-
tanei, urlando “mamma mia” quando le cose sem-
brano strane, “scusate ragazzi” quando vanno un
po' così. Ma dentro sono fatti della stessa mate-
ria, dura, refrattaria, resiliente. Sangue che scorre
veloce, show assicurato il giro veloce di Seb in
qualifica, a un dito di vento dalla pole, le tornate
da guerriero di Hamilton quando si trattava di
mantenere un muro di secondi fra il suo retro-
treno e i sogni della Ferrari. Una gara fantastica.
Il duello del futuro è lì, si sta svegliando. E ha i
loro occhi.