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WEC

24 ORE DI LE MANS

L’Alpine Nissan

del team Signatech

Unico italiano nella categoria

Maurizio Mediani al via con

BR01-Nissan dell’SMP Racing

Massimo Costa

18 anni di tentativi e la corsa della vita persa per treminuti emezzo,

più o meno. Ovvero la percorrenza dell’ultimo giro della 24 Ore di

LeMans. Crudeltà allo stato puro. Ancora oggi (martedì 21 giugno),

mentre stiamo scrivendo questo articolo, la Toyota non è in grado

di dire cosa ha scatenato la perdita di potenza della TS050 condotta

da Kazuki Nakajima e che divideva con Anthony Davidson e Seba-

stien Buemi. Era un disegno perfetto quello che si stava prefigu-

rando, con la Toyota ormai prossima alla bandiera a scacchi guidata

dal figlio dell’idolo nazionale Satoru, ovvero colui che portò al de-

butto il costruttore giapponese a Le Mans nel 1985 correndovi

anche nel 1986, esattamente vent’anni fa. E invece… l’atroce beffa

che ha fatto piangere i ragazzi del team, i dirigenti del sol levante,

gli appassionati. E anche in sala stampa praticamente tutti i gior-

nalisti e i fotografi giapponesi sono emotivamente crollati.

Toyoda conferma la

presenza Toyota nel 2017

Nel paddock, nello stretto spazio tra il box e la hospitality sportiva

del team diretto da Hugues De Chaunac, abbiamo visto ingegneri

Toyota consolare giornalisti giapponesi in lacrime senza fine. Ci si

sarebbe aspettato il contrario, ma questo fa capire ancora di più

quanto nel Paese asiatico sia forte l’attaccamento per i propri mar-

chi nazionali, non solo per chi ci lavora quotidianamente, in una

competizione così famosa quale è la 24 Ore di Le Mans. Un delirio

collettivo al quale non si è sottratto il presidente della Toyota, Akio

Toyoda, che si è sentito in dovere di rassicurare tutti quanti con un

comunicato nel quale annuncia la presenza al campionato WEC e

alla 24 Ore di Le Mans del 2017. Un colpo così terribile aveva fatto

circolare la voce che Toyota avrebbe difficilmente digerito una

sconfitta così terribile, che non si sarebbe rialzata, che avrebbero

detto basta. Ma Toyoda ha riacceso la fiammella.

L’errore di Kobayashi

la differenza nei pit-stop

Sempre l’anello debole alla 24 Ore di Le Mans, quest’anno la To-

yota aveva marciato con una regolarità quasi sorprendente. La-

sciata sfogare la Porsche nel pomeriggio di sabato, all’ora di cena

è arrivato l’affondo e le due TS050 si sono piazzate ai primi due

posti. Da quel momento fino alla mattina della domenica, le Toyota

hanno fatto il bello e il cattivo tempo finché Kamui Kobayashi, lea-

der della corsa con Mike Conway e Stephane Sarrazin, ha com-

messo un errore. Il giapponese ha danneggiato il fondo in una

uscita di pista nella ghiaia e si è dovuto fermare per le dovute ripa-

razioni costate la prima posizione e anche la seconda. Il testimone

è quindi passato all’altra Toyota di Nakajima-Davidson-Buemi inse-

guita a distanza dalla Porsche di Lieb-Jani-Dumas. Poi, quel finale

così assurdamente crudele. E dire che la Toyota ha battuto i rivali

tedeschi non solo in quanto ad affidabilità, ma anche in termini di

pit-stop. Mediamente le TS050 rifornivano ogni 14 giri, le Porsche

e le Audi ogni 13. La Toyota n.5 che stava per vincere nelle soste

ha speso 38’8”, la Porsche che era seconda 36’28”, 1’30” in meno

che in una corsa così tirata stava facendo la differenza. Infatti, Jani

si trovava a una trentina di secondi da Nakajima. Ma non è servito.

E alla fine, il secondo posto di Kobayashi-Sarrazin-Conway sa di

beffa perché senza l’errore di Kamui, una Toyota poteva comunque

vincere.