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FORMULA 1
Force India
Antonio Caruccio
Sergio Perez, un pilota per anni sottovalutato, considerato
semplicemente un “portatore” di budget. Ritenuto un medio-
cre in GP2, immotivatamente del resto, tenendo conto che al
suo secondo anno nella categoria, nel 2010, è stato il principale
rivale di Pastor Maldonado per il titolo giungendo secondo. Il
supporto di Telmex è stato poi fondamentale per farlo arrivare
in Formula 1, la stagione successiva, con la Sauber. Già al de-
butto in Australia si classificò settimo, unico ad optare per una
strategia ad un solo cambio gomme, ma la gioia di Checo viene
raffreddata da una squalifica per irregolarità tecnica all’ala po-
steriore della Sauber C30. Poco male, perché comunque in
quella stagione Sergio conquistò altri 14 punti, meritandosi la
riconferma dalla Sauber, ed entrando anche sotto l’ala protet-
tiva della Ferrari in FDA. Con la compagine di Maranello ha di-
sputato alcuni test con le vecchie vetture, mentre già nel
secondo appuntamento del 2012, in Malesia, ha sfiorato la vit-
toria del GP cedendola proprio alla Ferrari di Fernando Alonso
dopo un lungo. Sempre in quell’anno replicherà un secondo
posto a Monza ed un terzo in Canada, condizione che gli con-
sentirà di approdare in McLaren per il 2013, a sostituire un
pezzo da 90 come Lewis Hamilton, passato in Mercedes.
“Non è pronto per un top team” diceva Luca Cordero di Mon-
tezemolo, al tempo presidente della Ferrari con un occhio di
riguardo in FDA, Un giudizio brutale non sbagliato perché
Perez, nella squadra inglese, pur non sfigurando nel confronto
diretto con Jenson Button, al volante di una delle peggiori
McLaren-Mercedes dell’ultimo ventennio, non ha raccolto nem-
meno un podio. Proprio i podi ottenuti da quando, nel 2014, è
passato a difendere i colori della Force India devono dare la
dimensione di chi sia veramente Perez. Non è un ragazzo ca-
pitato per caso in Formula 1, non è semplicemente un pilota
con la valigia che fa numero, che allunga le griglia di partenza.
È un ragazzo che, è vero, ha commesso degli errori ed è matu-
rato, e con i suoi 25 anni punta nuovamente ad un team vin-
cente per il 2017. Nella squadra indiana ha diviso e divide
l’abitacolo con Nico Hulkenberg, eterna promessa, corteggiato
per anni da McLaren, Williams e soprattutto Ferrari, che però
non l’hanno mai scelto. E per di più, Nico non ha mai conqui-
stato podi in Formula 1. Quattro invece, da quando corrono
insieme con la stessa macchina, ne ha messi a segno Perez, nu-
meri che non possono essere un caso, perché nel primo, in Ba-
hrain 2014, Sergio ha lottato senza risparmiare colpi al
compagno tedesco, che ha da lì in poi sempre subito il messi-
cano, nonostante una maggior costanza di rendimento. Più for-
tunoso, grazie al contatto tra Valtteri Bottas e Kimi Raikkonen
il terzo gradino del podio a Sochi 2015, ma pienamente meri-
tate le medaglie di bronzo a Monaco e Baku 2016. E se Checo
non avesse strafatto in prova libera, proprio nella capitale
azera, sarebbe forse riuscito, partendo dal secondo posto con-
quistato in qualifica (poi arretrato per la sostituzione del cam-
bio), a stare anche davanti a Sebastian Vettel, chiudendo
secondo. Non a caso Perez è nella lista degli eventuali sostituti
di Raikkonen in Ferrari, ed ha dimostrato di aver raggiunto
quella maturità che invece mancava ai tempi di Montezemolo.
A lungo considerato semplicemente un pilota con la valigia, il messicano nel
corso degli anni si è distinto maturando sempre più e arrivando a conquistare
diversi podi con team di secondo piano quali Sauber e Force India. E domenica
in Azerbaijan sarebbe partito in prima fila senza una penalità!