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Marco Cortesi

Il trauma cranico è diventato il nemico pubblico numero uno per

i piloti. O forse lo è sempre stato, solo che i sintomi non erano

presi così tanto sul serio da portare ai lunghi stop che si vedono

ora. Il problema è stato riportato alla luce da Dale Earnhardt Jr.

Il pilota della Chevy numero 88 in NASCAR Sprint Cup ha recen-

temente sofferto, in particolare nell’appuntamento in Kentucky,

di sintomi come perdita di equilibrio e nausea, e ha dovuto dare

forfait negli ultimi round. Si tratta degli stessi che nel 2012 l'ave-

vano costretto a fermarsi per due gare dopo un crash a Talla-

dega. Una situazione davvero difficile, dato che gli incidenti che

hanno generato gli ultimi problemi di salute (principalmente in

Michigan e Daytona) sono stati apparentemente di lieve entità.

Ma la prudenza ha preso il sopravvento. Negli stati uniti, il pro-

blema dei possibili danni a lungo termine dei traumi cranici è af-

frontato in maniera molto più diretta anche per via dei tanti

moniti clamorosi che ci sono stati nel mondo del football, sport

in cui spesso si sente di ex campioni che, a fine carriera, si ritro-

vano confinati in un’esistenza problematica. Addirittura si passa

da diagnosi di depressione e di demenza fino a casi di suicidio.

Ed il fenomeno ha perfino un nome: post-concussion syndrome.

La NASCAR è finora stata all’avanguardia nel motorsport, adot-

tando nel 2013 le procedure ImPact sviluppate dall’Università di

Pittsburgh, che utilizzano un test computerizzato. Le stesse at-

traverso le quali è dovuto passare Fernando Alonso dopo l’inci-

dente nei test di Barcellona della scorsa stagione. Anche in

Formula 1, i medici sono sempre più prudenti, così come in In-

dyCar considerando anche l’esempio di Dario Franchitti, co-

stretto al ritiro dalle conseguenze del crash di Houston 2012,

sommatesi con quelle di altri pesanti incidenti in carriera. Lo

scozzese, che ora lavora come advisor per Chip Ganassi, ha tut-

tora a che fare con problemi di memoria e di concentrazione.

Ma è stato anche il caso di JD Gibbs, figlio del proprietario del-

l’omonima scuderia NASCAR, che combatte problemi di funzio-

nalità cerebrale legati ad una vita fatta di sport estremi. Per il

futuro, è pensabile che la prudenza aumenti ulteriormente, col

continuo venire alla luce, perfino post-mortem, di casi di sin-

drome da trauma cranico negli atleti. Ed è indicativo che a Will

Power sia stata impedita la partecipazione a St. Petersburg per

quello che alla fine si è scoperto essere un virus. Comunque,

molti giocatori di football, e perfino lo stesso Earnhardt, hanno

deciso di donare il loro cervello, per quando non saranno più in

vita, alla ricerca scientifica. Per il pilota del North Carolina, di

gran lunga il più amato dal pubblico delle gare stock-car, le pre-

occupazioni sono tante. Per ora, a sostituirlo ci ha pensato Jeff

Gordon, tolto dal pensionamento da Rick Hendrick, in attesa di

buone notizie.

Dale Earnhardt Jr.

Dario Franchitti

Non è un caso che Bill Simpson, icona della sicurezza nel motorsport,

sia ora impegnato nella realizzazione di caschi da football,

in partnership con Chip Ganassi…