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Stefano Semeraro
Le regole servono, ci mancherebbe altro. Rules are rules, dicono gli inglesi.
Ma troppe regole? E troppi cambiamenti alle regole? E regole incerte nel-
l'applicazione? Il weekend di Budapest ha riaperto il fronte della contesta-
zione alla FIA, colpevole secondo tanti di aver aggrovigliato troppo la matassa
della Massima serie, che peraltro liscia e senza nodi non è stata mai, anzi. Sta-
volta però il fronte è ampio, comprende un'ampia fetta di spettatori che fa-
ticano a stare dietro alle regole e al funzionamento del Circus, i giornalisti –
il cui compito, va bene, è quello di criticare, si spera con criterio – e anche i
piloti che sono stanchi di vedersi cambiare sotto il naso codici e procedure.
E che in Ungheria si sono fatti sentire, sia sulla questione della pole 'in giallo'
di Rosberg – abbastanza clamorosa – sia su quella delle comunicazioni via
radio. Che sono state cambiate alla vigilia del GP di Ungheria in conseguenza
quello che era successo a Rosberg al GP di Silverstone, provocando lo scon-
tento di tutti e la protesta, in nome del buonsenso, di Jenson Button. «E' as-
surdo che ci penalizzino mentre tentiamo di evitare un incidente», ha spiegato
l'ex campione del mondo che all'Hungaroring ha provato a chiedere lumi al
suo muretto dell'improvvisa perdita di pressione del circuito idraulico che
l'aveva lasciato quasi senza freni. «Si tratta di una questione di sicurezza».
Vettel accusa la FIA
“Dà un pessimo esempio”
La sicurezza indicata, non a casaccio, da Lewis Hamilton e compagni a pro-
posito della querelle sulle bandiere gialle. «Il problema non è che Nico ha
fatto la pole, ma che nessuno di noi vuole correre il rischio di investire un
commissario o un altro pilota». Vettel ha aggiunto che l'esempio dato dalla
F.1, quello di passarla liscia pur violando le regole, potrebbe essere male in-
terpretato in altre categorie, anche nel kart, coinvolgendo i ragazzini («se lo
fanno in F.1, è okay») e questo è sicuramente uno dei problemi in campo.
Cosa posso dire, o pensare, dopo Budapest, i famigliari di Jules Bianchi, a
cui la FIA ha risposto che la colpa della tragedia del pilota francese era dovuta
al fatto che non aveva rispettato una bandiera gialla? Due pesi due misure,
due nomi due procedure?
La confusione sulle
comunicazioni radio
Meno drammatica, ma più pervasiva la domanda che riguarda la confusione
che regna sulle comunicazioni radio. Ogni volta che la F.1 cambia i propri re-
golamenti tecnici sembra farlo in spregio alla facilità di comprensione, all'ac-
cessibilità da parte degli spettatori, anche se le motivazioni sembrano ispirate
al contrario. Ma permettere la costruzione di vetture sempre più sofisticate
e difficili da gestire, che richiedono un volante che pare un computer e codici
complicati da mandare a memoria (per poi utilizzarli in una frazione di se-
condo mentre si sorpassa a 250 all'ora...), dare insomma letteralmente le
chiavi della gara in mano agli ingegneri del muretto e poi all'improvvisamente
chiudere ogni canale di comunicazione con i frastornati piloti, che in pista
stentano a capire cosa devono fare, è forse la goccia che fa traboccare il vaso.
Arriveremo a cambi di regole con il GP in corso, magari fra un giro e l'altro?
Trattasi dell'ultima frontiera dell'improvvisazione, il rimedio proverbialmente
peggiore del buco. La goccia che, forse, dovrebbe far traboccare il vaso. Al-
meno fino al prossimo cambio di vaso.