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Allison e il futuro
senza risposte
Alla domanda – in italiano – sul futuro di Allison, il papà della
SF16-H colpito da un lutto terribile come la perdita della mo-
glie e che quindi ha comprensibilmente voglia di passare più
tempo in Inghilterra accanto ai figli, Arrivabene ha risposto in
maniera a dir poco evasiva, ribadendo che prima di parlare del
tecnico bisognerà capire «a che punto è il progetto 2017», e
come le novità regolamentari si incroceranno con le attuali de-
bolezze di Maranello. Che non stanno solo nel manico – mentre
nelle altre scuderie di vertice la catena di comando è stabile e
collaudata – ma anche nei limiti del telaio; nei problemi che ma-
teriali e progetto hanno provocato in una power-unit comples-
sivamente performante, ma a rischio rotture; in un muretto
dove l'avvento di Inaki Rueda non ha portato un miglioramento
costante e sicuro nelle strategie (vedi l'erroraccio da matita blu
commesso con Rosberg nelle qualifiche dell'Hungaroring, tam-
ponato ma non a sufficienza con le scelte della gara) che ci si
aspettava. Nell'incapacità, come si accennava, ormai cronica di
migliorare con lo sviluppo un progetto buono, ma non ottimo.
Cosa che invece alla Red Bull riesce benissimo.
Marchionne decisionista
ma deve decidere bene…
Allison, sostengono diversi osservatori, non è solo preoccupato
dalla famiglia, ma anche irritato da certe ingerenze nel suo la-
voro, Arrivabene è sotto esame, Brawn e Newey hanno risposto
per l'ennesima volta picche alla corte della Ferrari. Insomma,
mentre altrove gli ex tecnici di Maranello fanno felici i nuovi pa-
droni – vedi il caso di Aldo Costa – la Ferrari pare non riuscire a
trovare un timoniere capace di riportarla in rotta verso l'iride.
La malinconia e la preoccupazione di Vettel, che ha perso il suo
sorriso da bambino cresciuto con la Ferrari nel cuore e che fra
qualche gara potrebbe chiedersi – orrore! - se alla fine non
avesse ragione Alonso, sono figli anche di una situazione in cui
l'orizzonte della felicità sembra spostarsi di continuo. Il deci-
sionismo alla Marchionne può a volte essere salutare per rom-
pere la catene dell'abitudine, poi però bisogna anche saper
decidere bene. Scegliere le persone giuste, metterle al posto
giusto, non limitarsi ai proclami. Altrimenti si rischia di ritrovarsi
a dire, come da ormai dieci anni, che anche quest'anno si vince
l'anno prossimo. E che forse si stava meglio quando si stava
peggio.