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GP BELGIO
Il caso
Stefano Semeraro
Da idolo delle folle (soprattutto olandesi) a nemico pubblico
numero 1. Max Verstappen può diventare il lato bello delle
corse – coraggioso, spavaldo, pieno di talento - peccato che
ultimamente si accontenti di fare il bullo dei rettilinei. Facendo
imbufalire i colleghi, sconcertando gli appassionati e preoccu-
pando anche a chi crede nei suoi numeri da fenomeno. «E' pe-
ricoloso», ha ammesso Toto Wolff, team principal Mercedes.
«Hanno deciso di farlo diventare una star e quindi gli perdo-
nano tutto, non mi so spiegare diversamente perché non lo ab-
biano penalizzato», ha sibilato Jacques Villeneuve ai microfoni
di Sky dopo la gara in Belgio. Arrogantello il Verstappino lo è
sempre stato, fin dalle categorie minori, Antonio Fuoco ed
Esteban Ocon che ci hanno fatto a sportellate in F.3 lo sanno
bene, e anche in F.1 Max si era già fatto conoscere. Talento
puro, grinta da campione, ma ego da poppante.
Capricci da ragazzino
non gesti da campione
In Ungheria, prima della sosta, aveva fatto infuriare il glaciale
Kimi con una finta ai limiti del regolamento, non da sanzione, ma
nemmeno da applauso, insomma di quelle che fra colleghi me-
glio lasciar perdere. A Spa ha esagerato. Ha passato il confine.
Non tanto in partenza, dove con un filo di irruenza di troppo ha
provato a passare Raikkonen – che pure gli aveva lasciato la
porta aperta – e con la complicità di un Vettel sbadato o ecces-
sivamente carico ha combinato un patatrac comunque compren-
sibile. Il vero disastro lo ha combinato dopo, quando ha deciso
di far rischiare la vita agli altri, soprattutto ai ferraristi rei secondo
lui di «avergli rovinato la gara», zigzagando e chiudendo in ret-
tilineo chi era più veloce e tentava di passarlo. Un capriccio da
ragazzino isterico, non certo il gesto di un campione.