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ITALIAN F4 CHAMPIONSHIP

Il punto

Jacopo Rubino

È ormai vicino l’atto conclusivo della stagione 2016 dell’Italian

F4 Championship. A Monza verrà assegnato il titolo piloti, con

Marcos Siebert e Mick Schumacher pronti alla volata decisiva

che chiuderà un duello appassionante. Il loro confronto è stato

il tema dominante, ma nel complesso la serie tricolore ha visto

premiata una crescita costante, simboleggiata da una griglia

sempre sopra i 30 iscritti, con gare combattute e molti giovani

talenti in evidenza. Il merito va al lavoro compiuto sin dal 2014

da parte di WSK Promotion, la società a cui ACI Sport si è af-

fidata per la gestione della categoria. Italiaracing ha quindi

fatto il punto con il presidente Luca De Donno.

Dottor De Donno, nel prossimo fine settimana l’edizione

2016 della Formula 4 italiana arriva al termine, e scopriremo

chi sarà campione tra Marcos Siebert e Mick Schumacher.

«Il weekend conclusivo in questo modo sarà senza dubbio an-

cora più interessante, perché c’è grande curiosità per quello

che sarà l'epilogo. Arriviamo alla fine di una stagione impor-

tante sotto ogni punto di vista: la partecipazione è stata signi-

ficativa, sia numericamente che per le nazionalità coinvolte, ma

soprattutto per quanto riguarda il livello dei concorrenti. Ri-

spetto agli anni passati i piloti si sono dimostrati più vicini fra

loro, in tanti hanno mostrato di avere i requisiti per vincere o

comunque di raccogliere ottimi risultati. È la conferma di come

il campionato e il suo format siano stati indovinati, siamo sod-

disfatti di come è andata».

La partecipazione di Schumacher ha attirato più concorrenti

a suo parere?

«L’arrivo di un nome così prestigioso ci ha fatto sicuramente pia-

cere, a maggior ragione per noi che lo conoscevamo già dai

tempi del karting. Devo dire però che la presenza di Schumacher

fino all’inizio della stagione non era scontata, in quanto si pensava

che si concentrasse sul campionato tedesco. In tal senso quindi

il suo ingresso non ha portato più iscrizioni: la differenza per noi

è stata semmai ricevere più attenzione da parte dei media».

Come commenta in generale questa stagione?

«Se analizziamo la situazione in tutti campionati automobilistici,

per monoposto ma anche più in generale, radunare uno schie-

ramento di oltre trenta macchine non è scontato, né semplice.

Cifre del genere hanno ribadito la qualità del campionato, che

ha avuto manifestazioni di interesse da tutto il mondo. Le

stesse altre serie nazionali di Formula 4 non godono di un par-

terre così variegato: forse si avvicina la Germania, dove però

erano iscritti oltre venti piloti locali, mentre da noi gli italiani

sono soltanto sette. A livello promozionale l’accordo con Mo-

tors TV ci ha permesso di mandare in onda tutti gli eventi al-

l’estero, ribadendo che il prodotto è attraente anche al di fuori

dei nostri confini».

Ci può già svelare qualche novità in cantiere per il 2017?

«Per adesso posso anticipare ancora poco, ma sicuramente an-

dremo avanti all’insegna della continuità. Nel complesso vo-

gliamo mantenere questo assetto, che funziona e piace ai

team. Altro aspetto chiave è stato la collaborazione con la

Scuola Federale, che ha fornito ai piloti un importante soste-

gno per crescere. Il format dei weekend sarà subordinato al

numero di adesioni, ma abbiamo già una soluzione collaudata

se dovessimo trovarci a superare di nuovo la capienza degli

autodromi. Al fianco di tutto questo, valuteremo ovviamente

possibili migliorie per i servizi collaterali».

Secondo lei sarà possibile vedere più ragazzi italiani al via il

prossimo anno?

«Credo che il problema sia legato soprattutto alla cultura spor-

tiva del nostro Paese. È vero che l’economia sta attraversando

una fase ostica, rendendo più complicato trovare un sostegno,

ma altre nazioni si distinguono per avere una vicinanza mag-

giore al motorsport. In questo modo le opportunità sono su-

periori rispetto all’Italia, anche se la questione non è sorta oggi.

Bisogna poi ricordare che la F4 è una categoria già molto pro-

fessionale, nonostante costituisca il primo step e abbia un bud-

get relativamente abbordabile. Ma serve già un buon supporto

finanziario, e di qui il motivo dei pochi italiani. È qualcosa su

cui purtroppo non possiamo intervenire. Speriamo che in futuro

le cose possano cambiare, ma da subito sapevamo che la com-

posizione della griglia avrebbe riflettuto quanto vediamo già

nel karting. Il lato positivo, tuttavia, è che l’Italia continua a es-

sere considerata un palcoscenico dove far carriera sin dall’età

più giovane».

Abbiamo assistito a un interscambio di concorrenti con il

campionato tedesco. Cosa ne pensa?

«Avere due campionati paralleli dove si utilizza la stessa vettura

aiuta i ragazzi a crescere, è un aspetto estremamente positivo.

Il merito è della Tatuus, che ha sviluppato una macchina non

solo prestazionale, ma soprattutto solida ed esente da pro-

blemi tecnici. I team hanno modo così di intraprendere un dop-

pio programma agonistico, qualcosa che senza un’affidabilità

al top non sarebbe realizzabile. Tra Germania e Italia squadre

e piloti godono di una piattaforma di scelta ampia, anche per

disputare soltanto qualche singolo round con il quale cono-

scere le piste».