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Per queste ragioni avete un dialogo diretto con l’ADAC F4?
«Non nascondo che quest’anno siamo stati chiamati a risolvere
due concomitanze che si erano venute a creare con la serie te-
desca. Parlando con la Federazione siamo riusciti ad apportare
delle modifiche, venendo incontro alle esigenze delle scuderie
interessate al doppio impegno. Evitare sovrapposizioni non è
comunque semplice, perché sia in Italia che in Germania la F4
è ospite di altri campionati. In ogni caso abbiamo un collega-
mento con gli organizzatori dell’ADAC: il nostro calendario
2017 è già pronto, lo comunicheremo proprio a Monza. Dopo-
diché cercheremo di apportare dei cambiamenti, se necessario.
Non è detto che sia sempre fattibile, ma vogliamo aiutare i
team: per un singolo campionato sette tappe possono essere
sufficienti, tuttavia alcuni piloti possono essere desiderosi di
affrontare un programma più esteso».
È di qualche settimana fa la notizia dell’accordo rinnovato
fino al 2019 tra WSK e ACI Sport per la promozione del cam-
pionato. Qual è bilancio ad oggi?
«Posso dire che sia stata una scommessa vinta. Nel 2014 noi
non eravamo dell’ambiente, arrivando dal karting dove invece
abbiamo un’esperienza molto lunga. Entrando nell’automobi-
lismo la difficoltà per noi stava nel capire se fossimo in grado
di intraprendere una sfida di questo tipo, per giunta con un
progetto appena nato e con una macchina completamente
nuova. Come sempre, quindi, la gratificazione è massima
quando si raggiungono gli obiettivi. In questi tre anni ci siamo
fatti apprezzare attraverso il nostro lavoro, imparando le dina-
miche di un altro universo. Ora cercheremo di mettere a frutto
quanto appreso per migliorare ancora la nostra offerta».
Cosa avete trasferito dalla vostra esperienza nel karting?
«Abbiamo cercato di mantenere lo stesso approccio con team
e piloti, cercando di dare risposte immediate alle loro neces-
sità, sia durante l’evento che fuori dai circuiti. Inoltre abbiamo
portato negli autodromi le infrastrutture di nostra proprietà,
per dare un punto di riferimento costante ai concorrenti, per
farli sentire a casa ovunque si corra. L’idea è cercare di cam-
biare la connotazione di questi campionati, una volta conside-
rati “minori” ma che invece sono fondamentali perché
rappresentano un punto di partenza. Anche nel karting in pas-
sato non esisteva qualcosa del genere, ed è stata la nostra
forza».
Il giapponese Sato
Simone Cunati