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GP USA
Mercedes
«Ad ogni giro ero terrorizzato dall'idea che potesse succedere
qualcosa. Solo quando o tagliato il traguardo ho accarezzato il
mio abitacolo e l'ho ringraziato per avermi portato fino alla fine».
Lewis Hamilton si sveglia ancora con gli incubi, sogna motori in
fiamme e ambizioni in fumo, ma almeno ad Austin per la Merce-
des le ansie sono finite all'alba. In gara niente brividi, se si esclu-
dono quelle frazioni di secondo in cui Rosberg ha deciso di
mollare il colpo con Ricciardo in partenza, sfilando terzo e ricor-
dandosi probabilmente dei consigli di papà Keke, che a furia di
piazzamenti un campionato del mondo in fondo lo ha vinto.
Poi è bastato attendere, e il secondo posto – alle spalle di
Hamilton che ha così festeggiato la 50esima vittoria in F.1
(gliene basta un'altra per acciuffare Prost) - lo ha accolto pla-
cido e rassicurante, come da programma, anche grazie alla
virtual safety car. Il suo vantaggio nei confronti di Hamilton
si è assottigliato un po' – siamo a 23 punti – ma già dal pros-
simo GP in Messico Nico avrà a disposizione un teorico mat-
chpoint per chiudere definitivamente i conti con una stagione
altalenante, nella quale ha vinto, poi riperso, poi di nuovo ri-
preso il Mondiale per la collottola. «Sì, la safety car mi ha aiu-
tato», ha ammesso. «Volevo vincere, ma sono comunque
contento di aver limitato i danni. Ma non è vero che ho corso
in maniera conservativa, e in Messico punterò ancora alla vit-
toria». Il suo nasino delicato, all'interno del sottocasco, rischia
di allungarsi a dismisura.
«A volte il campionato a questo punto era già finito, altre era an-