Previous Page  40 / 48 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 40 / 48 Next Page
Page Background

40

NASCAR

Il punto

Marco Cortesi

La NASCAR è sempre lei. Non contano le regole assurde, la

voglia di commercializzare anche la passione, la legge del mar-

keting che ha appiattito caratteri e personaggi. Le storie sfi-

dano la realtà dei fatti, e l’hanno fatto sin dalla prima gara di

Daytona. Dove contatti ed incidenti hanno portato al successo

uno dei piloti più controversi degli ultimi anni, Kurt Busch, che

solo due stagioni prima non aveva nemmeno preso parte al-

l’apertura stagionale per la denuncia di violenze da parte del-

l’ex fidanzata. Alla fine, il fatto di dare punti anche per i

traguardi intermedi non ha creato grosso scompiglio: ci si

aspettava di vedere strategie originali, divise per marca, ma

dopo qualche tentativo iniziale per altro con pochi risultati,

tutto è tornato alla normalità. A far la differenza è ancora chi

vince e chi non vince, e in ottica playoff chi riesce a restare in

alto riducendo al minimo i “giorni no”. Finora ci è riuscito alla

grande Kyle Larson, che con il team Ganassi ha messo in fila

tre secondi posti ed una vittoria. Anche se, dopo una a serie

di tracciati veloci, si approderà a breve sugli insidiosi short-

track, la pratica dell’accesso alla Chase For The Cup è archi-

viato. Lo stesso vale per il campione 2012 Brad Keselowski,

sempre in grado di “prenotarsi” subito con la sua Ford del

team Penske, e Martin Truex Jr. Il pilota del team Furniture

Row quest’anno sta mettendo ancor più in luce la sua classe

straordinaria. Nonostante la struttura di Barney Visser sia di

fatto satellite dello squadrone ufficiale Toyota, Truex ha fatto

la differenza con la pura guida, imbarazzando i campioni più

blasonati (e pagati) a partire da Kyle Busch, Denny Hamlin e

Matt Kenseth. Se lo merita, Truex, dopo le grandi difficoltà fa-

miliari delle ultime stagioni (a partire dalla battaglia contro il

cancro della fidanzata Sherry Pollex) e molti sarebbero felici di

acclamare lui ed il piccolo Furniture Row Racing, tra l’altro una

tra le poche squadre con sede lontano dal North Carolina, a

Denver. La consueta imprevedibilità delle gare stock-car ha

fatto il resto. Le vetture più difficili da guidare e con meno ca-

rico aerodinamico non hanno sconvolto i valori, e sono state

anzi le strategie a regalare il maggiore colpo di scena, con l’af-

fermazione di Ryan Newman a Phoenix che ha portato il pa-

cioso portacolori del team Childress direttamente agli scontri

ad eliminazione diretta. Lasciato con l’amaro in bocca il team

Stewart-Haas qualche stagione fa, ha trovato una nuova casa

che ha fortemente bisogno di lui, uno che il lavoro lo sa portare

a termine senza grossa pubblicità e tante parole. Rispetto agli

standard europei, è inspiegabile che uno come Newman possa

giocarsela per il titolo, ma è la legge della NASCAR. Get the

job done. E sono tanti a dover lavorare. Da Jimmie Johnson,

che è sembrato un po’ zoppicante, a Joey Logano, che è molto

brillante in tutte le gare ma deve ancora “timbrare” il biglietto.

Fino a Kenseth, Hamlin e Kyle Busch che, pur essendo parte

della corazzata Gibbs, non sono stati abbastanza incisivi al

pronti-via. Ma i colpi di scena non sono finiti…

Kyle

Larson