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per l’immagine danneggiata, per il team e i meccanici che
hanno dovuto lavorare a lungo per rimettere in sesto la sua
Sauber. Ma aveva il Gran Premio per rifarsi. E invece, no. Ap-
pena quattro giri, tra virtual safety car e safety-car e di nuovo
bum per il più classico degli aquaplaning. Il problema è che
solo lui ha avuto questo tipo di problema nel rettifilo dei box.
Due botti dello stesso pilota nel giro di 24 ore non passano
inosservati in F.1. Se non conoscessimo Giovinazzi ci preoc-
cuperemmo e sappiamo tutti che se gli stessi incidenti aves-
sero visto vittima Lance Stroll, tanto per citarne uno a caso,
sui social e sui media le critiche sarebbero state senza pietà.
Ma Antonio è diverso, gode del rispetto di tutti per la sua
dura carriera e per i risultati che ha saputo ottenere nella F.3
europea e in GP2, oltre che per la considerazione che aveva
ricevuto dall’Audi. Il ragazzo pugliese non ha cercato scuse,
come avrebbero fatto tanti altri: “Ho imparato tanto da que-
sto weekend e ho capito come tutto quello che hai costruito
negli anni può venire rapidamente rovinato in un solo giorno
di F.1”. Non sarà così, almeno ce lo auguriamo anche se sap-
piamo bene quanto sia spietato il mondo della F.1 che negli
anni ha appiccicato facili e false etichette ai piloti pur senza
conoscerli a fondo o senza aver dato loro la possibilità di
esprimersi. Giovinazzi deve avere l’opportunità di correre in
Bahrain per cancellare questo orribile fine settimana cinese e
mostrare al mondo che lui non è quello che distrugge mono-
posto. Sarebbe giusto che gli venisse concessa questa oppor-
tunità, non può lasciare il sedile a Pascal Wehrlein in questa
maniera.