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menica il trionfo di Vettel è stato trasparente. Quando Raikkonen
è stato richiamato ai box girava su tempi troppo lenti rispetto a
Bottas, Verstappen e Ricciardo che lo incalzavano, e comunque
Kimi ha accettato senza costrizioni la sosta anticipata. Di più: la
sua leadership rilassata, o se volete rallentata dallo scarso rendi-
mento delle gomme, stava bloccando anche un Vettel indiavolato
che invece con le gomme usate ha dato tutto e anche di più per
colmare il distacco. Kimi era più lento, parecchio più lento, e lo si
è visto quando dopo il pit- stop, e dopo i cinque giri da qualifica
martellati per scavarsi un distacco sufficiente, Seb è uscito dai
box con le super soft ed è letteralmente volato via. Kimi ha urlato
tutta la sua rabbia nella radio, e dopo la gara non ha nascosto la
delusione, ma questa volta può prendersela solo con se stesso.
Per non aver spinto di più, o per non essere rimasto in pista più
a lungo se si sentiva la tigre dentro. Un Vettel così, con i 25 punti
di vantaggio accumulati su un Hamilton impegnato a limitare i
danni dopo il flop in qualifica, è invece un assegno in bianco per
le prossime gare. Anche perché quando si tratta di guidare da
leader, lo abbiamo imparato già ai tempi della Red Bull, nessuno
è meglio di lui.
E Vettel si
commuove
«Quando dal podio ho visto i ragazzi cantare l'Inno italiano non
ho potuto fare a meno di commuovermi», ha detto alla fine
Seb. «Ho ripensato a tutti quelli che hanno lavorato anche in
fabbrica, alla stagione dello scorso anno, che è stata dura, e a
come siamo riusciti a risalire. Adesso di bandiere Ferrari al
vento ne vedo di più». Sulla gara non ha dubbi: «Non ci sono
stati ordini di squadra, l'unica cosa che ci eravamo detti era di
non toccarci al via, così quando ho visto Kimi scattare bene ho
pensato che non avrei avuto altre chance. E' stata una sorpresa
anche per me vedere dopo il pit-stop che ero in testa. Capisco
la sua delusione, ma quando uno in testa è previsto che si fermi
per primo». Il suo pit-stop anticipato, deciso per ribattere alla
strategia Mercedes, ha sparigliato ulteriormente la carte a fa-
vore della Ferrari, perché Valtteri Bottas dopo la sua sosta si è
trovato nel traffico dei doppiati, agevolando la corsa di Vettel.
Ma a Kimi non interessa. O perlomeno, non è la sola cosa a in-
teressargli. «Sono un pilota, devo fidarmi di quello che dicono
gli ingegneri, e non sono stato io a decidere di rientrare, me l'-
hanno detto dai box. Sento che questa volta avrei meritato di
più. Capisco che questa doppietta sia un bene per la squadra,
per me invece è un secondo posto che non dice molto». La sua
faccia scura diceva decisamente di più. Ma se Marchionne, che
in Cina lo aveva attaccato duramente, deciderà di rinnovargli
il contratto, sul viso potrebbe riapparire uno dei suoi rari, pallidi
sorrisi. Anche se al momento alle alte sfere Ferrari preme so-
prattutto il rinnovo di Vettel. «Questa è la vera Scuderia», ha
commentato il Presidente. «Una doppietta così a Monte-carlo
rimarrà nella storia». La smentita ufficiale sull'ipotesi del com-
plotto per favorire Seb la fornisce Maurizio Arrivabene: «Non
diamo mai ordini di squadra (il mai magari è un filo esagerato...,
ndr), i ragazzi sono liberi di lottare in pista. Raikkonen ha fatto
la pole, ma in pista ci va anche per provare a vincere le sue
gare. E comunque ora la testa di tutti è già al Canada».