5
Ci lamentavamo di una F.1 cloroformizzata, ora non meravigliamoci
se con in ballo un Mondiale anche Vettel e Hamilton perdono le
staffe. Nella storia delle corse non è certo la prima volta che capita
Stefano Semeraro
Benvenuti all'inferno, adesso però non dite che preferivate
il limbo, o magari il paradiso (della noia). Dentro un GP
folle, che ha tenuto tutto il mondo con le pupille incollate
al teleschermo e offerto mille colpi di scena, è arrivata
anche la rissa da strada fra Lewis Hamilton e Sebastian Vet-
tel. Che fino a quando fra Mercedes e Ferrari non c'è stata
storia andavano (fingevano di andare) d'amore e d'accordo,
e che oggi si trattano e si insultano come al mercato dopo
aver fatto a sportellate in pista. Ma non era quello che,
sotto sotto, chiedevamo quando a correre immersi in GP
alla camomilla erano (o ci sembravano) piloti freddi, mezzi
automi, incapaci di reazioni ed emozioni? Benvenuto anche
a chi si fa sorprendere, a chi scopre oggi come funziona la
mente ad alta velocità e altissima tensione dei piloti. Ieri
dell’Ayrton Senna che buttava volontariamente fuori pista
Alain Prost a Suzuka – vendetta, tremenda vendetta... -, o
Michaael Schumacher che per vincere un mondiale non esi-
tava a fare il bullo con Damon Hill (tentando poi di fare lo
stesso con Jacques Villeneuve). Oggi Hamilton e Vettel,
due grandi piloti che inevitabilmente – essendo umani –
possono anche avere reazioni da piccoli uomini. Capita
anche nelle migliori famiglie, all'interno dei migliori cervelli,
e quando capita è bene che la punizione arrivi, possibil-
mente equanime e veloce, anche perché in Formula, visto
il rischio, ci vuole una frazione di secondo a passare dalla
commedia alla tragedia.