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GP BELGIO
Il vincitore
Stefano Semeraro
C'è voluto il miglior Hamilton della stagione, forse uno dei mi-
gliori della carriera, per respingere l'assalto di Vettel a Spa. Un
Lewis in modalità martello, e capace di non sbagliare assoluta-
mente niente, neanche nel finale quando il ferrarista lo ha in-
calzato davvero da vicino. «Io speravo in un suo errore, lui in
un mio», ha riconosciuto Vettel. «Ma nessuno dei due ha sba-
gliato. Il livello è stato molto alto». La conferma che le grandi
rivalità fanno crescere anche i grandissimi piloti, e quello visto
in Belgio non a caso è l'Hamilton della piena maturità: grintoso
ma sicuro, veloce e continuo. Certo non un pezzo di ghiaccio
– e le manifestazioni di gioia quasi rabbiosa dopo l'arrivo sono
il segnale che si è trattato di una vittoria difficile, voluta e sof-
ferta allo spasimo – ma un avversario che mette ancora paura
e che merita assoluto rispetto da parte della Ferrari.
Uguagliato il record
di Schumacher
Con il suo terzo centro a Spa in carriera, il quinto della stagione
arrivato proprio nel suo 200esimo Gp, Hamilton ha toccato
quota 58 vittorie in carriera. Il sabato era poi salito a 68 pole,
eguagliando il record di Michael Schumacher: quasi un segno
del destino nel circuito su cui il fuoriclasse tedesco ha vinto ben
6 volte, e dove domenica i fotografi di tutto il mondo hanno
immortalato il figlio Mick infilato nell'abitacolo della Benetton
che papà portò al successo nel Mondiale del 1994.
Con la vittoria senza se e senza ma nelle Ardenne, figlia di una
qualifica sontuosa, Lewis si è riportato a soli 7 punti da Vettel
e tenerlo dietro, anche con una Ferrari che pare aver fatto un
importante salto di qualità, non sarà facile.
Le due vetture ora si equivalgono, ma domenica è arrivata una
nuova conferma del fatto che il manico conta, eccome. Nel giorno
della distrazione di Raikkonen e dell'erroraccio di Bottas – opaco
e mai veramente in gara dopo la partenza -, si è capito ancora
una volta che a decidere il Mondiale quest'anno potrebbero es-
sere proprio le doti dei due Duellanti, Hamilton e Vettel.
E se in passato abbiamo ammirato l'Hamilton corsaro, il rab-
domante del sorpasso che però a volte rischiava di rovinarsi la
gara e restare a secco per colpa di un'ingenuità o un passaggio
a vuoto, da tempo stiamo godendoci un Lewis impeccabile.
Capace di rimediare anche agli errori del team – che lo aveva
privato senza motivo di un treno di gomme ultrasoft in qualifica
– con un paio di giri da urlo come quelli con cui ha rimesso Vet-
tel a distanza di sicurezza dopo il sorpasso mancato del tede-
sco all'Eau Rouge. Il compimento definitivo di un pilota spesso
accusato di badare troppo al glamour, di atteggiarsi a rock star,
ma che il successo se l'è conquistato pezzetto dopo pezzetto,
iniziando dal nulla. «Io e mio padre venimmo qui nel 1996, per
ammirare Schumacher», ha raccontato. «Non eravamo nes-
suno, non avevamo nulla, ma speravamo di diventare quello
che siamo oggi, piloti di F.1. Lo stesso desiderio di tati ragazzini
che ho visto oggi a 21 anni di distanza. La morale è che se vuoi
qualcosa e lotti per averlo, ce la puoi fare».
Neanche oggi che punta al suo quarto mondiale Hamilton dà
nulla per scontato. E si gode la lotta. «Per tutto il GP ho guar-
dato negli specchietti e vedevo sempre Vettel alle mie spalle.
E' stata una lotta sul filo di mezzo decimo di secondo, io che
cercavo di non offrigli la scia in rettilineo e lui che sperava di
farmi sbagliare. Così devono essere le gare, tese, senza errori.
Se ne avessi commesso uno, anche piccolo, Sebastian mi
avrebbe preso».
Il tedesco c'era quasi riuscito, dopo la ripartenza della safety
car entrata in pista dopo la collisione delle due Force India, che
ha consentito ad Hamilton di cambiare le gomme invase di
blister senza pagare dazio, ma che lo ha anche esposto
anche all'assalto del rivale. « Sebastian in quel
momento si è trovato troppo vicino, ha do-
vuto rallentare un po' altrimenti sarebbe
riuscito a passarmi. Ma io ho usato un
piccolo trucchetto: nella discesa prima
della Eau Rouge ho usato solo al 90 per
cento l'acceleratore, così lui è dovuto
uscire di scia al Kemmel e non ha poi
avuto lo slancio per superarmi. La sa-
fety car, fra l'altro, andava troppo
lenta, si faticava a tenere in tempe-
ratura le gomme, io più di lui che
aveva le ultrasoft, tanto che ho
avuto anche un bloccaggio ai
freni. E poi non capisco perché l'-
hanno fatta rimanere in pista
anche quando non c'erano più
detriti: forse, come nella Na-
scar, volevano che la gara ri-
manesse aperta fino alla
fine...».