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SPECIALE
IL CUORE NELLE CORSE - 3A PUNTATA
Andrea, ogni volta che una tragediamacchia ilmon-
do delle corse, si riaffaccia la domanda di molti: ne
vale la pena?
«Stefano, questa è la domanda fondamentale del Motor-
sport e per questo ricorre più volte nelle parole e nei pensieri
che ci scambiamo. Cerchiamo di immedesimarci nei vari
attori di questa rappresentazione. Per il pilota ne vale la
pena? Il più delle volte sì, perché il pilota giovane e talen-
tuoso, in salute e pieno di certezze sul proprio valore, accetta
il rischio remoto in cambio della promessa di gloria. Per il
pubblico? Sì indubbiamente: velocità, rumore e sangue nei
fatti creano le emozioni e l’intrattenimento per cui il pubbli-
co paga il biglietto o la connessione satellitare e questo paga-
mento dà il diritto di assistere ad uno spettacolo pericoloso.
Per il personale tecnico coinvolto? Il più delle volte sì perché
gli ingegneri affrontano un lavoro stimolante ed eccitante.
Per il personale commerciale? Anche per loro sì perché il
Motor Racing è un ambito con elevata esposizionemediatica
e ciò gratifica chi desidera la luce delle interviste e la conti-
guità con personaggi famosi. Direi che tutto sommato per
molti ne vale la pena perché è nella natura umana appassio-
narsi e incuriosirsi per emozioni che scuotono la vita quoti-
diana e “de-vertono” dai bisogni profondi del nostro animo
e dagli impegni verso gli altri...».
Qual è oggi la reale ricaduta tecnologica delle corse
sulle vetture di produzione? In altre parole: correre
ci aiuta ancora a costruire macchine migliori?
«Alla Honda i migliori ingegneri al primo impiego sono
assegnati al reparto corse. La freschezza di idee, l’entusia-
smo, la disponibilità di tempo, l’eccitazione di misurarsi con
l’urgenza, la motivazione che spinge a realizzare un impresa
difficile, la disorganizzazione creativa, le nuove tecnologie:
solo i giovani possiedono queste speranze. Dopo tre/quattro
anni trascorsi nel “reparto corse”, i giovani ingegneri Honda
passano ai veicoli commerciali e in quel contesto più orga-
nizzato diffondono e rinvigoriscono gli aspetti positivi della
cultura delle competizioni. Questo è un significato molto
positivo delle competizioni e penso che lo spirito giovane sia
il valore più profondo che questo settore possa generare; alla
luce di ciò penso che la ragione prima per cui Honda è rien-
trata nella Formula 1 sia stata il reclutamento di personale
con eccellente attitudine. Se guardo indietro ai miei venti-
cinque anni di competizioni automobilistiche, non posso
dire che il mondo delle competizioni abbia generato una
profonda ed evidente ricaduta tecnologica sulle vetture di
produzione; mi spingo oltre per dire che piuttosto ho assi-
stito al travaso di tecnologie e prodotti verso il mondo delle
competizioni in provenienza da altri settori industriali, mili-
tare, alimentare ed elettronico, automobilistico di largo con-
sumo. Secondo me le competizioni sono state e sono tuttora
un grande “cliente”, ma un pessimo “fornitore” per il pro-
gresso umano; nelle competizioni non c’è tempo per svilup-
pare qualcosa di nuovo che abbia un senso per altri settori:
spesso le idee, i materiali ed i prodotti della competizione
sono troppo specifici per una applicazione ad altri settori».
Volete fare il t
Studiate da ch
Terza puntata del nostro viaggio con l’Ingegner Toso della Dallara nel mondo
affascinante del motorsport. Questa volta, a poche settimane dalla tragedia
di Le Mans, partiamo dal senso che ha ancora oggi correre in macchina per arrivare
a capire quali sono i vantaggi, le controindicazioni, le ricadute economiche,
i costi e le prospettive delle corse in auto.
Ecco le cifre di quanto costa una stagione al vertice, e un consiglio per chi aspira
a diventare il prossimo Todt o il prossimo Ecclestone
Di Stefano Semeraro e Andrea Toso