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L’inglese resta la terza forza del mondiale, la grande qualifica e il podio
sono segnali incoraggianti, ma Ferrari e Red Bull sono sempre più veloci e il sogno
mondiale della Mercedes si allontana inesorabilmente. E Lewis ormai lo sa
Stefano Semeraro
In qualifica rideva come un ragazzino, stu-
pito lui per primo dell’impresa compiuta, la
sua quinta pole dell’anno. «Davvero sono
primo?», urlava nella radio in risposta al
box festante. In gara, poi, ha capito.
«Non pensavo di essere partito male, inve-
ce dopo l’Eau Rouge ho visto Vettel che mi
passava e andava via». Lewis Hamilton
ormai si è lasciato alle spalle il suo passato
in McLaren, è indiscutibilmente il pilota di
punta della Mercedes, ma la Mercedes non
è la scuderia che quest’anno gli regalerà il
mondiale: duro, ma vero, e a Spa anche lui
se ne deve essere fatto una ragione. «Il
team ha fatto un gran lavoro – ha detto alla
fine, dopo aver innaffiato di champagne
l’intervistatore David Coulthard sul podio
– e sono contento di essere arrivato terzo.
Ma la verità è che Red Bull e Ferrari sono
più veloci. Sebastianmi ha fulminato, e con
Alonso è successo lo stesso. Ho fatto il mas-
simo, ma rispetto all’Ungheria abbiamo
faticato, e credo che anche a Monza sarà
così. Da Singapore in poi invece, le cose per
noi dovrebbero migliorare». La speranza è
l’ultima a morire, certo, ma con 58 punti di
ritardo da Vettel e da una Red Bull che pare
tornata l’astronave dei tempi belli, sognare
di riprendersi il mondiale è davvero chie-
dere tanto, troppo alla fortuna.
«Io continuerò a spingere, e i ragazzi del
team a lavorare – ha aggiunto – nei pros-
simi giorni dovremo capire cosa ci fa per-
dere ritmo. A Spa eravamo molto lenti
all’Eau Rouge e sui rettilinei. Forse riusci-
remo a sbloccare qualcosa per la prossima
gara, chissà…». Illudersi serve a poco, se
non a nascondere il disappunto. Per Lewis
è stato il 54esimo podio della carriera, lo
stesso numero di Niki Lauda: «Ed essere
messo insieme ad un pilota del genere è
sempre un onore». Ma i complimenti,
quando si perde, hanno sempre un sapore
un po’ amaro.
Anche Ross Brawn ha dovuto riconoscere
senza se e senza ma la superiorità degli
avversari. La pole era stata una botta di
ottimismo, il terzo posto in gara di Hamil-
ton «il piazzamento che onestamente mi
aspettavo», come ha ammesso alla fine il
tecnico inglese. Anche se le Frecce d’argen-
to sembrano continuare a faticare a trovare
il giusto assetto con il pieno di benzina. «Il
lato positivo è che non abbiamo avuto nes-
sun problema con le gomme – ha continua-
to Brawn – sia Hamilton sia Rosberg sono
stati in grado di spingere fino alla fine nel-
l’ultimo stint quando hanno dovuto difen-
dersi da Webber, e questo è un bene. Forse
il bilanciamento avrebbe potuto essere
migliore, alla fine la macchina era okay, ma
non sono sicuro di aver capito perché
all’inizio sembravamo fermi come delle
anatre di legno. Per ora è così: la macchina
èmezzo secondo più lenta di quello che vor-
remmo». Non un distacco enorme, ma suf-
ficiente a trasmettere una costante dose di
frustrazione, di insoddisfazione. «Il quarto
posto oggi è un risultato ragionevole perme
– ha confermato anche Rosberg – ma l’in-
teroweekend non è stato perfetto, e quando
ti trovi sempre un po’ indietro nelle quali-
fiche le cose non vanno mai bene. Ho fatto
una buona partenza, ma non sono riuscito
a far durare lo stint quanto volevo, e mi
sono trovato a battagliare con Massa. Ma
resistere a Webber nel finale è stata una
buona cosa». Piuttosto che niente, dice un
vecchio adagio surreale, meglio piuttosto.
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