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FORMULA 1
ENZO FERRARI – 2. PUNTATA
INCREDIBILE
DRAKE
Foto, disegni e testi
di Paolo D’Alessio
Ma chi era veramente Enzo Ferrari? L’uomo che, partendo dalle macerie di due
conflitti bellici, ha dato vita a uno dei dieci marchi più conosciuti ed ambiti a
livello planetario. Per meglio comprendere il personaggio e le infinite sfaccetta-
ture della sua personalità, varrà la pena riportare alcuni episodi della sua vita.
Si è sempre detto che il Drake di Maranello, più che un tecnico, sia stato un pro-
fondo conoscitore degli uomini e della loro psiche. Sintomatico a questo propo-
sito il racconto di Enrico Nardi, titolare dell’omonima azienda di volanti. “Un
giorno - ricorda Nardi - partimmo da Modena per andare a Milano, alla sede
della Shell, a discutere il nuovo ingaggio per la stagione successiva. Se vogliamo
correre, mi disse Ferrari, occorrono più soldi: non mi bastano più 300 mila lire,
ne voglio almeno 450 mila. Arrivati a Milano scoprimmo che era cambiato il
responsabile della casa petrolifera, che venne subito al sodo, dicendo a Ferrari
che la Shell non avrebbe potuto pagare più di un milione e 350 mila lire. Non
una lira in più. Chiunque altro avrebbe accettato, non Enzo Ferrari, che con una
incredibile prontezza di riflessi si alzò di scatto e fingendo di allontanarsi disse
che si trattava di una offerta inaccettabile. Si accordarono poi sulla cifra di un
milione e 450mila lire dell’epoca. Unmilione in più di quanto preventivato quan-
do eravamo partiti da Modena”. Enzo Ferrari fine psicologo e ottimo venditore
di se stesso dunque, ma anche spietato nei confronti di tutti coloro che cercarono
di intralciare i suoi piani. A questo proposito rimase famoso il suo rifiuto di pre-
senziare alla consegna del materiale Lancia che a metà del 1955 venne ceduto
alla Scuderia di Maranello, dopo il ritiro della Casa torinese dalle competizioni
e i buoni uffici dell’Avvocato Agnelli, stufo di vedere la Mercedes dominare nel
mondiale di Formula 1. Ferrari disertò la cerimonia perché la Lancia, che all’epo-
ca costruiva vetture migliori delle sue, aveva osato sottrarre personale e piloti
alla Ferrari. Un oltraggio di lesa maestà, che Enzo Ferrari non dimenticò mai.