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Alessandro Gargantini
Nel dopo gara, Augusto Farfus non riusciva
a trattenere la gioia. Un comportamento
inusuale per lui, che è un brasiliano un po’
atipico. Poco appariscente, sempre dedica-
to al lavoro, per certi versi il pilota di Jens
Marquardt sembra più un nordico che un
sudamericano. Ma questa volta, occorre
riconoscerlo, siamo di fronte ad una situa-
zione speciale. Augusto ha sì battuto tutti,
ma ha anche disputato una gara perfetta,
che gli ha dato il secondo successo stagio-
nale e l’ha proiettato al secondo posto in
campionato, con qualche residua possibili-
tà di giocarsi le sue carte nei due appunta-
menti finali della stagione. Quando tutti i
piloti BMWsono andati in tilt, Bruno Spen-
gler per primo, Farfus ha mostrato forza e
carattere. Da solo, ha tenuto testa ad un
gruppone di Audi, che ha piazzato tutte le
otto RS5 nei primi dieci. Un risultato che
non ha precedenti. Se il trentenne sudame-
ricano è riuscito a tenere aperto il discorso
per il titolo, lo deve in primis ad una par-
tenza e ad una condotta di gara perfetta,
che gli hanno consentito di balzare al
comando sopravanzare tutte le Audi, ma
anche ai demeriti di Jamie Green. L’inglese
dell’Audi, senza dubbio qualche colpa ce
l’ha. Se fosse scattato bene quanto il vinci-
tore, ora avremmo uno scenario completa-
mente diverso. Con ogni probabilità, Green
avrebbe fatto il gioco di Mike Rockenfeller,
tenendo alle sue spalle il brasiliano ed
avvantaggiando la fuga verso il titolo del
compagno di marca tedesco, alla fine giun-
to davanti aGreen anche grazie ad una stra-
tegia diversa.
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